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Vini marchigiani Conti degli Azzoni: sostenibilità sociale e ambientale

Scritto da Paolo Manna Lunedì, 10 Ott 2022 - 0 Commenti

“Il valore che nasce dal rispetto” è la parola d’ordine della produzione sostenibile aziendale

La sostenibilità sociale e ambientale è un concetto che sta diventando sempre più importante per le aziende che guardano verso il futuro e verso i mercati esteri, spesso più attenti agli impatti ambientali e sociali. Tra i produttori di vino italiani il concetto è sempre più diffuso, ma sono ancora pochi quelli disposti a mettere “nero su bianco” ciò che fanno o non fanno nella gestione delle proprie aziende. Anche perché impegnarsi nella codificazione della sostenibilità aziendale significa preparare un vero e proprio Bilancio.

L'azienda marchigiana Conti degli Azzoni è tra le pioniere di questa importante frontiera; infatti, la storica realtà che ha sede a Montefano (Macerata) di proprietà dei fratelli Aldobrando, Filippo e Valperto degli Azzoni, dopo un naturale periodo di riflessione, qualche anno fa realizzò quanto fosse importante mettere per iscritto tutte le azioni che contraddistinguono la sostenibilità della gestione d'impresa: dai vigneti alle lavorazioni in cantina, dalla tracciabilità del prodotto alla scelta di fornitori etici, dal rispetto dell'ambiente a quello per le persone.

Il progetto ha trovato compimento nel Bilancio di Sostenibilità del gruppo, redatto per la prima volta tre anni fa, presentato annualmente durante eventi speciali organizzati a favore di stampa specializzata, stakeholder, studenti e docenti liceali ed universitari. Si tratta di vere e proprie tavole rotonde di aggiornamento da cui scaturiscono nuove ed importanti occasioni di confronto a dimostrazione del fatto che uno sviluppo sostenibile e profittevole rappresenta una reale opportunità per il futuro di un’azienda e di coloro ad essa legati. L’Azienda, inoltre, in quanto testimonianza virtuosa, è stata invitata a convegni dedicati alla sostenibilità insieme ad importanti realtà di diversi settori, quali Kpmg, Autogrill, Eni ed Edison.

Da sinistra: Valperto, Filippo, Aldobrando degli Azzoni

La cantina marchigiana si estende su una superficie di oltre 850 ettari, di cui 130 di vigneti coltivati con i tradizionali Montepulciano, Sangiovese, Ribona e Grechetto ma anche destinati ai vitigni internazionali quali Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay. Il 97% dei dipendenti è marchigiano e, a parità di livello, uomini e donne hanno la stessa remunerazione lorda. Questi alcuni dei dati che emergono dal Bilancio di Sostenibilità.

“È sempre una vera e propria avventura: illustrare ogni anno la vita aziendale secondo dei canoni differenti da quelli tradizionali, ci costringe a conoscere ancora di più, e nel dettaglio, la nostra azienda e coloro che ci aiutano a farla crescere e sviluppare. Un esercizio utile a noi, ma sono certo anche a tutti coloro che lavorano alla degli Azzoni, per assumere consapevolezza di come, anche un piccolo gesto, una semplice parte del processo produttivo possa essere in realtà strategica e importantissima” dichiara Valperto degli Azzoni.

Il Bilancio risulta perciò essere uno strumento molto utile sia all'interno dell'azienda sia all'esterno dove permette di avere un vantaggio commerciale, soprattutto sui mercati esteri.

Il gruppo degli Azzoni Wines, di cui fanno parte Conti Riccati, l'azienda veneta, Conte Aldobrando, la cantina toscana e la marchigiana Conti degli Azzoni, ha un legame ancestrale con la terra e col vino, che affonda le sue radici in una tradizione agricola lunga sette secoli, per approdare ai giorni nostri più saldo che mai, nel segno dell'assoluto rispetto per la natura e di un percorso alla ricerca della sostenibilità, nella consapevolezza che la qualità del vino non può che discendere dalla tutela del terreno, della vite e del suo frutto.

La Conti degli Azzoni, fondata negli anni ‘50 dal conte Roberto degli Azzoni, è oggi condotta dai tre figli Valperto, Filippo e Aldobrando con grande attenzione del territorio in nome della sostenibilità a 360° attraverso progetti dove tradizione e innovazione si fondono. In Italia è la terza azienda vitivinicola ad aver investito nel Bilancio di sostenibilità, redatto per la prima volta nel 2017 e giunto oggi al quarto volume, nel quale vengono riportati tutti gli impegni ambientali, economici e sociali, le materie prime made in Italy e consumi energetici consapevoli

Per poter scrivere un Bilancio di Sostenibilità serio occorre svolgere agricoltura sostenibile e riflettere le scelte nella qualità del vino. A dimostrazione che questi sono i capisaldi della Conti degli Azzoni, la cantina, per prima nella regione Marche e tra i precursori a livello nazionale, dalla vendemmia 2021 ha introdotto un sistema all’avanguardia per il lavaggio e l’asciugatura delle uve che prevede la rimozione dalla buccia di ogni impurità prima della pigiatura, contribuendo alla crescita della qualità oltre alla salvaguardia e tutela del consumatore.

“L’obiettivo è eliminare ogni impurità dal grappolo, come per esempio insetti o polvere, per ottenere un’uva che permetta di esaltare la qualità del lavoro in vigna e dove il frutto della vite sia l’unico elemento che incida sulla qualità del vino” afferma Valperto degli Azzoni, che continua: “Siamo alla prima esperienza: per questa prima vendemmia ci concentreremo sulla Ribona e sul Montepulciano, ma sicuramente dal prossimo anno il lavaggio verrà applicato a tutte le altre uve che coltiviamo: Grechetto, Sauvignon, Sangiovese, Merlot, Cabernet. Proprio per questo motivo l’anno prossimo potenzieremo la struttura di lavaggio aggiungendo altre due vasche ed ulteriori nastri di asciugatura.”

Dopo la raccolta manuale e il raffreddamento in cella, le uve dalle cassette vengono depositate con cura su un rullo che le accompagna direttamente in una vasca di ammollo. A questo punto inizia il lavaggio vero e proprio che prevede il movimento e galleggiamento per borbottaggio d’aria dei grappoli che, come ultimo atto, sono asciugati attraverso nastri posti su due diversi livelli e “soffiati” da ogni direzione grazie a delicatissimi getti d’aria affinché il mosto che nascerà dalla pigiatura non risulti minimamente intaccato dalle acque di lavaggio. Un procedimento apparentemente semplice, ma che coniuga la delicatezza della procedura per tutelare gli acini che devono restare integri all’efficacia del risultato.

“Dopo anni di grandi investimenti in vigna nella quale siamo in conversione al biologico, ora ci stiamo concentrando sul settore produttivo affinchè la qualità continui a crescere e perché crediamo fortemente nel rispetto della salute del consumatore” e conclude Valperto degli Azzoni: “Inoltre, ci tengo a specificare che effettuiamo il riciclo dell’acqua utilizzata per il lavaggio che viene poi destinata all’irrigazione e alla pulizia delle cantine”.

Ma Conti degli Azzoni, oltre ad essere campione di sostenibilità ambientale e sociale, produce ottimi vini. Il fiore all’occhiello è il “Passatempo”, Montepulciano d’Abruzzo in purezza che porta il nome del vigneto dal quale nasce.

Un’unica vigna, esposta su una ripidissima collina, impiantata nel 1968 a 250 metri d’ altitudine sul Monte Carnevale, a pochi chilometri di distanza dai Monti Sibillini e dal mare Adriatico. Un vitigno “maschio, irruente, che va domato”, così Valperto degli Azzoni definisce il Montepulciano. Anche il “Passatempo” racconta il cambiamento e la crescita dell’esperienza aziendale.

Raccolte all’incirca verso la metà di ottobre, le uve “Passatempo” sono sottoposte ad un’accuratissima selezione, prima in vigna e poi in cantina per portare nel calice solo il meglio assoluto, per un totale di poche migliaia di bottiglie per vendemmia.

Negli anni sono stati allungati i tempi di macerazione e il 2017 rappresenta un momento emblematico per l’Azienda: la macerazione sulle bucce arriva, infatti, ai tre mesi, contro i dieci giorni delle precedenti annate, e inizia ufficialmente la sperimentazione di vinificazione con i lieviti indigeni che, nei 24 mesi di affinamento in bottiglia, enfatizzeranno al meglio l’identità e la personalità del Montepulciano.

Passatempo

“Essendo la nostra prima sperimentazione con l’indigeno, è tutto in continua evoluzione. Per esempio, abbiamo posticipato l’imbottigliamento, perché facendo l’assaggio dalle barrique ci siamo resi conto che il vino non era ancora pronto per passare in vetro”, afferma Valperto degli Azzoni, che continua “perciò non sappiamo ancora se due anni in bottiglia saranno sufficienti per andare sul mercato”.

E conclude: “È un percorso a cui teniamo moltissimo e per noi può davvero rappresentare la chiave di volta! Ciò che ricerchiamo per questo vino è una personalità specifica e lo scopo è che, una volta degustato, il consumatore se lo ricordi nel tempo, ritrovando perciò l’identità aziendale in una tracciabilità gusto-olfattiva, perché è proprio questo secondo noi che, nel momento dell’assaggio, dona emozione”.

Il buon vino dona sempre emozioni.

Paolo Manna