Territorio & Eventi

Turismo nel Paesaggio rurale: Maremma e l’armonia della Natura

Sabato, 23 Mag 2020 - 0 Commenti

Una terra struggente e selvatica che il mare sferza, accarezza o penetra a seconda delle stagioni.

Un’oasi di serenità paesaggistica, di armonia e di equilibrio, capace di dare emozioni anche solo rimanendo seduti ad osservare la Natura, senza spostarsi. Rimanendo estasiati da angoli di bellezza solitaria, le emozioni riescono a farti incontrare profumi di mirto e di ginestra, di pineta e di salsedine che difficilmente si riesce ad incontrare in altri luoghi, tutt’insieme, in un solo momento.

Un viaggio in un piccolo grande mondo di bellezza, un itinerario tra i più interessanti dell’Italia Centrale, spiagge assolate, pinete, borghi di pietra e di tufo, enogastronomia eccellente, parchi e colline morbide di vigne ed ulivi.

Una terra struggente e selvatica che il mare sferza, accarezza o penetra a seconda delle stagioni.

La qualità ambientale eccellente e la posizione lungo le rotte migratorie, consentono la concentrazione di migliaia di uccelli, specie durante l’inverno, come fenicotteri, aironi cenerini, cavalieri d’Italia, gufi, civette, gazze e altre specie rare.

Ma veniamo al territorio: geograficamente, dai confini difficilmente definibili, tutta affacciata sul Mar Tirreno, la Maremma ha nella costa grossetana la sua maggiore espressione. In realtà parte da Follonica e arriva ai confini del Lazio, mentre all’interno si ferma ai piedi del monte Amiata. Siamo nel centro del territorio abitato nel VI secolo a.C. dagli Etruschi: Roselle e Vetulonia sono due delle 12 città dell’Etruria (Dodecalopoli), che conservano ancora aree archeologiche molto interessanti.

E, ancora, uno dei capolavori più espressivi dell’architettura romanico-gotica dell’Italia centrale, la cattedrale maestosa di Massa Marittima attribuita a Giovanni Pisano.

Siamo al Nord di questo territorio romantico e solitario, perseguitato dalle paludi, fino alle grandi bonifiche del 1828 ad opera del Granduca di Toscana Leopoldo II, portate a compimento negli anni Trenta del Novecento.

Se l’archeologia è un lungo percorso sparso per tutta la Maremma, le bellezze della natura sembrano essersi date appuntamento tutte in uno spazio meraviglioso, in molti punti incontaminato, che va dalla foce dell’Ombrone, a Nord, al promontorio di Talamone, a Sud, tra la piana di Grosseto e l’Argentario, tutte capaci di suscitare emozioni contrastanti.

Itinerari turistici e culturali vanno dal blu lucente del mare al verde cupo dei boschi, attraversando morbide colline di vigne, d’ulivi e di cipressi, silenzi e profumi di macchia, campi di grano e girasoli, casolari di pietra intatta, borghi arroccati in cima che guardano il mare, e incontrerete locande d’altri tempi, fattorie suggestive cantine nascoste in questo paesaggio meraviglioso.

Ecco il grande Parco Regionale della Maremma, con ecosistemi che comprendono zone agricole, umide, forestali, dune, il fiume Ombrone, i Monti dell’Uccellina, la Pineta piantata da Leopoldo di Toscana, l’antica e misteriosa Abbazia benedettina di San Rabano, luogo di fascino e d’incanto.

Un’oasi naturale pressochè intatta e incontaminata, strappata all’invadenza devastatrice delle strade, dei motori, del cemento e dei rumori. Daini, caprioli, volpi, tassi, istrici popolano il Parco; cavalli selvaggi scorazzano sotto le pinete e, chiuse in vasti recinti, pascolano le superstiti mandrie di buoi maremmani dalle corna a forma di lira.

Una vegetazione fittissima fa da cornice a questo incredibile scenario, è la sinfonia di  colori che Giovanni Fattori, uno degli esponenti di spicco della corrente dei Macchiaioli, ha ritratto nelle sue tele; e, ancora profumi di macchia mediterranea in tutta la loro varietà: pini marittimi, lecci, querce da sughero, palme nane, e poi il corbezzolo, il lentisco, il mirto, il ginepro, l’erica e il rosmarino.

 

Persino gli ultimi butteri si trovano soltanto qui, mitici  simboli di questa terra che hanno calpestata, da sempre, al seguito delle mandrie brade, dall’alba al tramonto, in sella al loro cavallo, fedele amico e compagno di vita. E se volete vederli all’opera, esistono delle fattorie nelle quali è possibile assistere ad una loro esibizione, testimonianza del loro antico e duro mestiere. È possibile incontrarli, farsi raccontare, dialogare, entrare, attraverso il loro racconto antico e suggestivo, nella vita di un tempo, quando qui sopravvivere diventava difficile, tra invasioni barbariche e il flagello della malaria.

La vera

La vera Maremma però è quella intorno: una terra straordinaria che vive, cresce, progredisce, lotta per primeggiare nella gara del benessere con le altre straordinarie zone della Toscana. Un Paradiso a parte.

Se lungo le spiagge e le scogliere viene espressa l’anima acquatica della Maremma, nei borghi dell’entroterra viene svelata l’anima terragna. È il tufo l’elemento che unisce questo territorio, la roccia friabile nella quale gli Etruschi hanno scavato le loro necropoli, le tombe a colombaio e le vie cave, quella stessa sulla quale per secoli, dal Medioevo all’età barocca, sono stati costruiti i paesi, arroccati su quelle rupi per sfuggire alle incursioni dei pirati.

 

Siamo nella zona sud della Maremma. Qui, ogni borgo meriterebbe una visita, dipende dal tempo che si ha a disposizione. Certo, l’unica raccomandazione è che la visita deve trascorrere lenta, senza affanno, godendo di ogni curva d’ulivo o di vigna o di bosco, soffermandosi a fotografare una natura silenziosa che guarda il mare e profuma di terra ricca e felice.

Andiamo a trovare i “borghi del tufo”, a partire da Pitigliano e Sorano. (foto).

Case sospese sopra i burroni, in un paesaggio solitario, forse anche un po’ misterioso, selvaggio e primordiale.

Un saliscendi spettacolare, tra vicoli stretti di insolita e ancora intatta suggestione. L’arredo urbano è ancora, in parte conservato, portali scolpiti, terrazzi pensili, conci di pietra che trapassano il tufo nei basamenti delle costruzioni, presenza di tipici lavatoi, selciati in pietra o in mattoni che portano fuori dall’abitato, varcando antiche Porte bugnate dall’aspetto austero.

Da vedere a Pitigliano le scenografiche arcate dell’imponente Acquedotto, opera, pare, di Antonio da Sangallo il Giovane, fatto costruire da Gian Francesco Orsini nel secolo XVI, a picco sulle balze di tufo; il Palazzo-Fortezza Orsini, famiglia dominante del luogo succedutasi agli Aldobrandeschi; la chiesa di Santa Maria, sorta sul più antico tempio di Pitigliano del XII-XIII secolo; l’antico Ghetto ebraico, un tempo assai fiorente (per questo Pitigliano venne denominata la piccola Gerusalemme); la Loggia del Palazzo della Comunità; il Palazzo di Giustizia.

La parte più caratteristica è quella occidentale: il rione di Capisotto con le atmosfere architettoniche di un tempo passato, tra vicoli tortuosi e pittoreschi e antiche cantine che si aprono nel tufo.

Sorano, borgo arcaico e solitario, “luogo del silenzio”, fa battere il cuore. Il suo insolito fascino deriva dall’uniformità dell’abitato che si confonde col masso tufaceo su cui è costruito. Sorto al tempo degli Etruschi, il borgo divenne nel Medioevo possedimento degli Aldobrandeschi e quindi degli Orsini. Passò poi nel Seicento al Granducato di Toscana. Ne 1929 fu abbandonato per la franosità del terreno. Ora, riabitato, emette un respiro d’incanto tra le sue scalinate, rinchiuso tra la Fortezza degli Orsini, di fondazione trecentesca, e il Sasso Leopoldino, antica rupe fortificata nel ‘700, oggi riqualificata con una terrazza dove la vista a 360 gradi ti ripaga magnificamente delle scalinate che ti invitano alla visita.

Qui un’ottima trattoria, poco prima della porta d’ingresso al borgo, ti regala sapori della tradizione, piatti autentici della cucina maremmana di questi luoghi e un’accoglienza d’altri tempi.

Non si può comunque lasciare questo territorio senza visitare Sovana, antica capitale della Maremma aldobrandesca, nel XII e XIII secolo. Isolata  e rasserenante, ha dato i natali a Ildebrando di Soana, poi papa Gregorio VII (1073 – 1085). Circondata da mura etrusche, ormai visibili soltanto a ridosso della Rocca Aldobrandesca, il paese mantiene una regalità austera, percorrendolo tra i palazzi del potere politico e quello religioso.

Partendo da Piazza del Pretorio, col rinascimentale palazzo Bourbon dl Monte e i resti dell’attigua chiesa di San Mamiliano, si arriva alla chiesa di Santa Maria, trecentesca, che racchiude un antichissimo e pregevole ciborio, VIII-IX secolo. Sulla piazza, il Palazzo Pretorio del XII sec., con la Loggia del Capitano, coperta da stemmi medicei; l’insolito palazzetto dell’Archivio, che fa da separatore delle due strade principali del borgo, la via di mezzo e la via di sotto.

In fondo alla via, fuori dall’abitato, tra gli orti ecco il monumento più prezioso di Sovana: la Cattedrale, probabilmente edificata nel IX scolo, romanica per struttura, un edificio singolare, che all’interno offre tre navate di tanta bellezza. Pilastri cruciformi, archi e capitelli a figure, il fonte battesimale rinascimentale con l’acquasantiera e l’urna di San Mamiliano della stessa epoca.

Da non perdere è la Necropoli etrusca, nella valle a poca distanza da qui: un percorso ricco di misteriose suggestioni, un susseguirsi di tombe, con le facciate scavate nel tufo. Le forme più svariate rendono particolarmente interessante la visita, che culmina nella Tomba Ildebranda, un mausoleo scavato nella roccia, un tempo riccamente scolpito e dipinto, esempio unico nell’ambito delle necropoli rupestri. Una passeggiata nell’antica Via Cava, spaccata nel tufo, immerge in un’atmosfera un po’ inquietante ma ricca di storia e di fascino.

Anche l’enogastronomia risente delle tinte forti e dolci del paesaggio maremmano: i sapori sono delicati e decisi, i profumi semplici e complessi. Sulle tavole, ricette saporite di cacciagione si mescolano a prelibati piatti di pesce, sulla costa. Soffermarsi in una di quelle locande tra i borghi è quasi un obbligo!

Ma anche la tradizione vinicola è rispettata e apprezzata: il terroir qui è particolare, la presenza contemporanea e ravvicinata di mare, montagna e colline, lo rendono unico, con un clima dolce in tutte le stagioni. Percorrere  le diverse Strade del vino significa immergersi in un paesaggio pieno di fascino, avvicinarsi a paesi medievali a misura d’uomo e visitare cantine e vigneti di straordinaria bellezza. Tutto questo assaggiando  il territorio in un bicchiere accompagnato da prodotti tipici delle diverse località.

Arrivederci da questa terra di sogno, e per continuare a sognare voglio lasciarvi con l’immagine di un capolavoro della pittura dei Macchiaioli, Riposo in Maremma, (olio su tela, cm 35 x 72,5) realizzato nel 1875 ca. dal pittore toscano Giovanni Fattori, Collezione privata. (FONTE FOTO: Catalogo della mostra I Macchiaioli e la Scuola di Castiglioncello).

In primo piano la campagna con le sue tonalità oro, ocra e verde mentre sullo sfondo del paesaggio si intravede il mare, il cielo, con l’azzurro nelle sue diverse gradazioni e le sagome basse dei pini. È il momento del “riposo” di due contadini, sfiniti e sdraiati, riparati dal cappello e dall’unica ombra della campagna,  accanto ad una coppia di bovi bianchi che reggono il carro rosso del grano.  

È l’armonia della Natura che domina le macchie di colore straordinarie del Paesaggio maremmano. È il silenzio di quella campagna che solo l’arte può immortalare in un attimo eterno.

Reportage di ANDREA DI BELLA