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A tu per tu con Michele Gaido, apicoltore filosofo di Villastellone

Scritto da Andrea Di Bella Martedì, 23 Nov 2021 - 0 Commenti

Un’intervista dove non si è parlato solo di miele: “Se non si cambia modo di produrre, l’umanità finirà presto, non ci sono alternative. Si deve produrre senza inquinare e, per questo, abbiamo le conoscenze e gli strumenti”.

Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Un’affermazione che viene attribuita ad Albert Einstein, ma che fotografa perfettamente il valore prezioso che questi insetti rappresentano per la sopravvivenza del Pianeta.

Il miele è derivato dal nettare delle piante, le cui proprietà naturali sono decuplicate per l’aggiunta di enzimi da parte delle api operaie. Offrono, infatti, un contributo importante al mantenimento della biodiversità. Si stima che il 90% del cibo che mangiamo sia “frutto” del loro lavoro di impollinazione. Vivere senza api (e senza altri impollinatori) vorrebbe dire soprattutto fare a meno della maggior parte della frutta e della verdura che ogni giorno troviamo sulle nostre tavole, con gravi conseguenze del mantenimento dell’equilibrio naturale del Pianeta.

La primavera 2021 è stata caratterizzata da avversità meteo di particolare rilievo ed estensione (gelate, lunghi periodi di basse temperature, vento forte) che hanno determinato il sostanziale azzeramento o la forte riduzione delle rese dei principali mieli primaverili e compromesso anche le produzioni estive in uno scenario ulteriormente aggravato dalla prolungata siccità. Un quadro piuttosto drammatico che ha costretto gli apicoltori ad intervenire con la nutrizione di emergenza quasi ovunque e per gran parte della stagione, con il rischio diffuso di perdita di patrimonio apistico e di aziende che affrontano l’ennesima annata negativa”. È quanto evidenziato dal Report dell’Osservatorio Nazionale Miele nei primi 8 mesi del 2021.

Lo scenario è drammatico! Di questo e di altri temi collegati all’affascinante mondo delle api si parla nell’intervista che segue con Michele Gaido. Apicoltore a Villastellone (Torino), sono andato a trovarlo tra i suoi alveari. Ma entrando nel cascinale di legno in mezzo alla campagna mi salta subito all’occhio la presenza numerosa e disseminata di libri e volumi dedicati alla Natura, alla Salute, all’Economia, alla Medicina, alla Biologia, alla Filosofia, etc…Libri importanti che l’apicoltore legge, studia per programmare la sua attività in sintonia con la Natura e col suo pensiero. Scritti di studiosi e ricercatori internazionali che vengono menzionati durante l’intervista e che formano il bagaglio culturale dell’interlocutore.
Se non si cambia modo di produrre, l’umanità è finita, non ci sono alternative. Si deve produrre senza inquinare e, per questo, abbiamo le conoscenze e gli strumenti. Potremmo non usare i concimi, tanto per dirne una!”

Esordisce così Michele Gaido (nella foto), senza darmi l’opportunità di porre la prima domanda. Ha voglia di parlare, di esprimere concetti, di informare sui temi legati al mondo della produzione alimentare e quindi, di conseguenza, al tema drammatico dell’apicoltura. E inizia a parlare di Agricoltura simbiotica.

Con l’Agricoltura simbiotica si può modificare il modo di fare agricoltura. Variando il modo di produrre, cambiano i prodotti dell’alimentazione, migliora la salute del cibo e degli uomini. Bisogna partire col miglioramento microbico dei suoli e delle buone pratiche agricole a partire dalle radici delle piante, introducendo batteri buoni per uno sviluppo più sano e maggiormente orientato verso il benessere dei consumatori”.

Michele, se fosse stato un coltivatore con quali principi avrebbe affrontato il tema dell’agricoltura?
Avessi avuto dei terreni mi sarei messo a coltivare in modo simbiotico, seguendo i principi di questo sistema che garantisce sostenibilità ambientale, salute animale e sostenibilità sociale.  Un esempio di agricoltore che avrebbe aperto la strada ad altri.

Ma torniamo al mondo degli alveari: quando si è aperta per lei la strada dell’apicoltura?
L’inizio dell’allevamento delle api risale all’inizio degli anni Ottanta. Avevo conosciuto Michele Campero, di Pianfei (Cuneo), un Maestro. Io lavoravo in banca ma nutrivo una passione per questo mondo. Sono partito dalla presa di coscienza dell’importanza della qualità per nutrirsi e fin da subito sono partito con una produzione biologica, mettendo sù un’azienda apistica.

Leggo sul sito aziendale:” “Il futuro ha un sapore antico”. La frase mi colpisce… Come devo interpretarla?
Se l’umanità è arrivata fin qui è perché il campo delle conoscenze si è aperto in tutti i settori, è progredito. Ippocrate, considerato il padre della medicina, già più di 2000 anni fa dichiarò “Fa che il Cibo sia la tua Medicina e che la Medicina sia il tuo Cibo”. Questo significa essere responsabili e attenti su cosa e quanto mangiamo.  Dobbiamo essere noi responsabili della nostra salute. In fin dei conti, “dieta” deriva dal latino “diaeta” e vuol dire “modo di vivere”, in particolare nei confronti dell’assunzione di cibo. È importante essere informati e consapevoli. E gli antichi lo sapevano benissimo. Quelli che mangiamo oggi sono cibi di distruzione di massa, sono veleni.

Michele Gaido non si scompone, riflette, cerca di spiegare i suoi concetti partendo da lontano, attingendo al bagaglio delle sue conoscenze. A proposito di agricoltura simbiotica, di produzione biologica, “Produrre naturale cosa significa?”
Vuol dire ripristinare le tecniche agricole che in primis donano maggiore fertilità al suolo. Non dobbiamo aggiungere concimi, l’humus in natura è presente regolarmente, dobbiamo conservarlo e saperlo sotterrare. Facciamo l’esempio dei boschi. Vede, i boschi vengono tagliati da centinaia di anni ma ricrescono senza concimi, né arature, senza l’utilizzo del trattore che rovina la qualità del terreno, pestandolo. Eppure sono ancora vivi.


Tutto questo come si intreccia con la produzione del miele Bio?

Vede, il miele da noi viene prodotto dalle piante selvatiche, normalmente. Prendiamo in esame, a caso, la produzione del miele di rododendro. Il miele si ottiene dal nettare della pianta: produrre Bio significa che la conduzione dell’alveare deve essere organizzata in modo particolare, seguendo procedure e regole che impone il Disciplinare del Biologico. Certo, poi, entra in ballo anche l’ambiente esterno che ha la sua importanza. Bisogna portare l’alveare in luoghi meno inquinati, lontani da fonti di contaminazione. Bisogna sapere che  un alveare esplora circa 2000 ettari, vola a distanze di 2 o 3 chilometri tranquillamente per poi ritornare nel suo alveare. L’ape ha un suo sistema GPS, di orientamento infallibile. E quando parlo di volo di un alveare mi riferisco a circa 15 mila api. Sembra incredibile ma è così.

Scopro un mondo fantastico, molto complesso, un mondo che dobbiamo conservare, tutelare. A  questo punto butto sul campo l’affermazione di Einstein, citata in apertura. Dobbiamo crederci?
L’ape è fondamentale per il processo di impollinazione, svolge un ruolo insostituibile. Senza il lavoro delle api le coltivazioni agrarie non avrebbero modo di tramandarsi e la stessa sopravvivenza dell’uomo sarebbe in pericolo, visto che buona parte del cibo che consumiamo dipende, direttamente o indirettamente, dall’opera di impollinazione. Le api fanno bene alle piante perché per cibarsi, creano l’impollinazione e fecondano la pianta. La pianta produce dei semi e continua a vivere. Un processo virtuoso che si ripete… essenziale per non alterare gli ecosistemi naturali. La loro presenza ha un grande valore per la riproduzione della vita. Quella frase è un avvertimento.

Da cosa dipende,  in particolare, la produzione di miele, partendo da una qualsiasi pianta?
Sono tanti i fattori che possono influenzare la produzione: sicuramente le caratteristiche del suolo, le pratiche colturali avviate, in particolare l’uso di pesticidi che possono danneggiare le api, scoraggiando gli apicoltori a portare gli alveari su alcune fioriture piuttosto che su altre. Una delle componenti che possono condizionare il raccolto è la distanza pianta-alveare da far percorrere alle api. Ma anche le condizioni climatiche favoriscono o danneggiano la produzione. La temperatura, il soleggiamento, la presenza o meno del vento. Un’ape al di sotto dei 10 gradi centigradi non esce dall’alveare; il nettare per fluire ha bisogno di caldo umido. Sono meccanismi molto delicati che determinano un equilibrio che si deve trovare. È compito dell’apicoltore trovarlo.

Equilibri molto complicati e, vista l’influenza del cambiamento climatico sulla produzione, veniamo ai giorni nostri: è un’ecatombe!
Il periodo che attraversiamo è davvero poco stimolante, drammatico direi. Certe produzioni sono azzerate come il miele di acacia. È andata meglio a chi ha tenuto le api attorno ai 1.000 metri. Si sono salvati i mieli di montagna, come il castagno. Per la siccità abbiamo dovuto somministrare alle api zucchero e miele per non farle morire. Sappi che la vita media di un’ape è 40-50 giorni. Ci sono quelle che nascono ad agosto o settembre vivono di più, anche sei mesi, non si sa perché. Si pensa perché lavorano di meno ma non è dimostrato.

Lei non è solo apicoltore. Con lei si affrontano discorsi sull’alimentazione, sulla medicina, sull’economia, se non addirittura filosofia.
Ma certo, deve essere così, io devo essere documentato, devo ricercare, sapere, leggere. Infatti, sono attorniato da una marea di libri, come avrà visto, che ho letto attentamente. Se non avessi fatto questo sarei morto.

Ma veniamo alle etichette sui barattoli di miele. 100% miele italiano. Ha un senso? Qualche consiglio per acquistare con consapevolezza?
100% miele italiano non significa niente, non vuol dire nulla. È come la legge sulla provenienza del grano per la pasta: provenienza UE ed EXTRA UE. Secondo lei da dove arriva? Cosa significa? Per il miele vale lo stesso discorso! Non vanno acquistati i barattoli in cui si è avviata una fermentazione; invece una garanzia di qualità sono i cristalli di glucosio in evidenza: vuol dire che il miele non è stato sottoposto a trattamenti termici. L’analisi sensoriale e l’eventuale presenza di aromi di fumo indicano difetti, e necessitano  analisi chimiche più complesse.  Il consiglio sempre valido rimane quello di affidarsi ad apicultori di fiducia che producono  biologico nel rispetto dell’ambiente e della sopravvivenza delle api, e non è un discorso di parte.

 
Parliamo ora del sensazionale aceto di miele, un’altra produzione di eccellenza. Come nasce, differenze rispetto al tradizionale e utilizzi in cucina.
I nostri prodotti vanno al di là di semplici alimenti certificati biologici. Passione e conoscenza dei metodi naturali di produzione e di lavorazione devono guidare le scelte. Io produco tenendo presente che i frutti dell’alveare e i suoi derivati debbano contribuire a farci vivere meglio. L’aceto di miele viene prodotto a partire da acqua e miele. Quindi vengono attivati due processi: la fermentazione alcolica (ottenendo l'idromele) e poi quella acetica, selezionando opportunamente le temperature e l’aerazione  per la formazione di batteri, ottenendo così un alimento ricco di enzimi e di sali minerali. Il sapore è gradevolmente acidulo, leggero, digeribile, di un bel colore dorato, aromatico e saporito. Non vengono utilizzati né conservanti né additivi.  Ottimo per insalate, carni, pesce, salse, gli agrodolci e persino nel bere miscelato. La differenza la fa la materia prima, il miele, la sostanza zuccherina più complessa che ci sia. Solitamente utilizziamo il millefiori, ricco di biodiversità, ma i caratteri organolettici cambiano se si utilizza un monofloreale.

Mieli e Ogm, ha da dire qualcosa in proposito?
Si, purtroppo ci sono prove concrete che le api raccolgono del nettare geneticamente modificato. Purtroppo!

Per finire, mi viene di fare una considerazione: lei un po’ di anni fa si è rivolto al mondo delle api, forse perché la pensavate allo stesso modo!
Sì è proprio così. L’ape, nutrendosi, fa del bene e crea benefici. Io, stando vicino a loro cerco di percorrere ‘la stessa strada’. Le api siamo noi.

Il  Miele della vita di Michele Gaido – Apicoltura Biologica
fraz. Tetti Mauritti, 11, Villastellone (Torino) - Tel  011 9610560 - Email info@ilmieledellavita.it
                                                                    

a cura di Andrea Di Bella