In terra piacentina progetti enologici creativi e calibrati sulle esigenze di un mercato internazionale
Le Cantine Romagnoli a Villò di Vigolzone nascono dal sogno di un imprenditore visionario che per primo ha creduto nella produzione di Spumanti con Metodo Classico in terra piacentina da sempre legata a vini semplici.

Qualche giorno fa, questa testata ha pubblicato un articolo dedicato ai vini dei Colli Tortonesi, colli che appartengono ad una “zona di confine”.
L’Atlante Geologico dei vini d’Italia del professor Attilio Scienza, a proposito di questa “zona di confine”, per la precisione analizzata nella sua accezione più vasta, comprensiva dell’Oltrepò pavese e dei colli piacentini, scrive: “La sua storia enologica…… ha cercato di esprimere le anime delle viticulture che erano venute in contatto tra loro. Vicino a rossi secchi sullo stile “vecchio Piemonte” convivono frini frizzanti di ispirazione piacentina, bianchi e rossi e vini spumanti…..retaggio degli industriali del vino piemontesi che per molto tempo si sono riforniti del pinot nero e del riesling italico delle sue colline argillose e calcaree…”.
In considerazione di questi storici legami, non deve stupire che un produttore piacentino quale è Cantine Romagnoli presenti i suoi prodotti sul territorio piemontese, dopo aver chiuso, tanti anni fa, con la cessione delle uve a terzi.
E’ la Val Nure, precisamente il paese di Villò di Vigolzone, una delle più belle valli della provincia piacentina, là dove l'Appennino scivola nella Pianura Padana, la patria di Cantine Romagnoli, azienda agricola fondata nel 1857 e divenuta azienda vitivinicola nel 1926 con il subentrare alla proprietà della famiglia Romagnoli.
È negli anni '70 che l'Azienda intraprende la strada della viticoltura specializzata grazie alla passione del proprietario Antonio Romagnoli e alla collaborazione con l'enologo Franco Restani, portando la tradizione del Metodo Classico nel territorio piacentino con “Il Pigro”, vino che trova grande successo sia nazionale che internazionale, soprattutto in paesi come Germania, Inghilterra e Stati Uniti.
Dopo molti anni di cambi di proprietà, tutti caratterizzati dallo scarso interesse per la tradizione del Metodo Classico, nel 2018 arrivano nuovi impulsi e grande fermento grazie ad una nuova direzione: prende le redini della Cantina, segnando ufficialmente la nascita della “Nuova Romagnoli”, Alessandro Perini, (foto) enologo giovane ma già di grande esperienza, che accetta con entusiasmo questa nuova sfida.
Intraprendente vigneron, Perini è figlio d'arte e ha costruito e arricchito la sua esperienza di enologo in aziende quali Antinori e Fratelli Muratori. Estremamente attento alla tradizione ma con una grande voglia di stupire, Perini porta avanti un significativo percorso di cambiamento con l’obiettivo di abbracciare completamente il concetto di “sostenibilità” a livello agricolo, sociale ed economico.
Perini afferma che: “Fare vino è una passione, una filosofia di vita, un continuo sognare ed immaginare. Ma non è semplice, occorrono sacrifici. La natura è la nostra ricchezza ma anche la nostra più grande paura: i vini migliori nascono da 'scommesse', con le uve di ogni annata che raccontano sapori e aromi differenti. Penso che l'elemento più importante dietro ogni etichetta siano le persone: mani sapienti che si prendono cura di tutto il processo che parte dalla vigna e finisce nella bottiglia, dal grappolo al calice”.
Perini tiene a specificare che “in Cantine Romagnoli la tradizione si fonde con innovazione e ricerca, poiché è essenziale mostrare, attraverso i nostri vini, come il territorio piacentino e la varietà dei vitigni autoctoni, ma non solo, possono competere con il resto dell'Italia e ogni nostro passo è finalizzato non solo a rendere 'grande' Romagnoli, ma anche vincente l'Emilia del vino stessa”.
In particolar modo, Alessandro Perini ha voluto, fin dai primi momenti della sua gestione, rendere di nuovo centrale la produzione di Metodo Classico, riprendendo l'antica tradizione aziendale e, soprattutto, rompendo l'associazione del territorio piacentino ai “semplici” vitigni Ortrugo e Gutturnio. Infatti, il giovane Direttore afferma che “Portare avanti un lavoro così deciso sul Metodo Classico sul nostro territorio è per noi rappresentativo della volontà forte e determinata nel voler costruire una storia enologica che possa portare le colline piacentine a ridosso del gotha del Metodo Classico riconosciuto dal mercato come il migliore in assoluto”.
L’Azienda, inoltre, ha effettuato un importante investimento per la ristrutturazione di un magazzino a temperatura controllata, interamente dedicato al Metodo Classico e che permetterà lo stoccaggio fino a 300mila bottiglie. Cantine Romagnoli oggi si sviluppa su 42 ettari di vigneti, tra i 190 e i 230 metri di altezza, dove vengono coltivati Barbera, Bonarda, Ortrugo, Malvasia, Pinot Nero, Chardonnay e Merlot, dai quali, grazie alle particolari condizioni bioclimatiche, vengono prodotti vini dalla grande personalità.
Al momento della degustazione, nel calice si trovano le caratteristiche territoriali e produttive che Cantine Romagnoli cerca di imprimere ai suoi prodotti. Tre sono i vini che compongono la linea de “Il Pigro”: l’uvaggio è il classico mix di Pinot Nero e Chardonnay, ma la liqueur d’expédition, l’aggiunta finale allo spumante che si compie per colmare il liquido perduto con la sboccatura, nasconde un piccolo segreto: la presenza di 1/75 di Ortrugo per dare un carattere territoriale al prodotto.
ll Pigro Brut 2020, 60% Pinot Nero e 40% Chardonnay, si presenta di un bel giallo paglierino con perlage fine e persistente. Il naso si caratterizza per i richiami fruttati, che spaziano dalla pesca gialla ai frutti esotici, con accenni di macchia mediterranea e la classica crosta di pane. Il sorso è vivace, fresco e sapido. Il finale richiama le note fruttate già avvertite al naso. Uno spumante gastronomico che ben si adatta a essere servito a tutto pasto.
Al Pigro Dosaggio Zero 2019, 60% Pinot Nero e 40% Chardonnay, prodotto senza l’intervento della liqueur d’expédition, il Pinot Nero regala corpo e struttura mentre lo Chardonnay conferisce eleganza. Il naso è minerale e complesso: pesca, albicocca, tiglio, accenni di miele e di biscotto. Anche il sorso è ampio, sapido e fresco, elegante, con un finale lungo sostenuto dalla sapidità e dai ritorni fruttati. Perfetto con risotti, carni bianche, pesce anche salsato.
Il Pigro Brut Rosè 2019, 60% Pinot Nero e 40% Chardonnay, sfrutta le 8 ore di macerazione sulle bucce del Pinot Nero per acquisire un bel color buccia di cipolla. Il naso è giocato sui piccoli frutti rossi, la mela annurca, il melograno e richiami balsamici. Il sorso è equilibrato tra la componente sapida, quella minerale e la frutta: si presenta molto piacevole benchè sia ampio e complesso. Perfetto per accompagnare i salumi e gli insaccati in genere, i primi piatti al pomodoro e i secondi piatti di carne non particolarmente importanti.
Un discorso a parte merita il Pigro Extra Brut Edizione Poetario 1999, in Mgnum, unico formato prodotto.
Questo metodo classico si impreziosisce del lungo periodo di affinamento a contatto con i lieviti, che conclude un processo produttivo che prevede sei mesi di fermentazione alcolica in barrique di rovere francese. Il brillante colore giallo dorato è tipico dei vini bianchi invecchiati bene. Bollicine molto persistenti, sottili e ipnotiche nella loro salita verso la spuma. Profumi di pasticceria secca, frutta gialla sia in gelatina sia in crostata appena sfornata. In seguito, il naso percepisce cenni decisi di spezie quali cannella e pepe bianco. Sorso pieno, sorretto dall’acidità ancora ben vibrante e rinfrescante. Finale lungo giocato sulla sapidità, sui ritorni fruttati, di frutta secca e di caramelline mou e ai cereali.
La filosofia produttiva di Cantine Romagnoli, produrre vini fortemente connessi al territorio, ma con un giusto grado di innovazione, permette di ottenere dei Metodo Classico di qualità e personalità, che consiglio di provare: non deludono.
Paolo Manna
Vedi anche https://langheroeromonferrato.net/dal-cuore-dei-colli-piacentini-la-nuova-romagnoli-dialoga-con-tutto-il-mondo
Nella foto il direttore ed enologo Alessandro Perini
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