Cultura & Spettacoli

Teatro, esclusiva conversazione con l'astigiano Alessio Bertoli 

Martedì, 2 Giu 2020 - 31 Commenti

Alla Casa del Teatro Asti 1 di via Goltieri il nostro collaboratore incontra un ironico e graffiante osservatore del mondo esterno, il regista e attore teatrale astigiano Alessio Bertoli.

Ci rivediamo dopo due mesi e mezzo di “social distancing” alla Casa del Teatro Asti 1 di via Goltieri: il noto regista e attore teatrale astigiano Alessio Bertoli è come sempre ironico e graffiante nell’osservare il mondo esterno, le varie sciocchezze che ci sono piovute addosso, i lunghi torpori e i risvegli tardo-primaverili che agitano blandamente di sé il panorama artistico-culturale nazionale.

A dirla tutta, non ho mai creduto alle facilonerie dello “Andrà tutto bene!” o – peggio ancora – delle sciocche illusioni per cui quello che è successo ci avrebbe resi migliori di prima: respiro, ad Asti come altrove, un clima di sconforto e disillusione, un sentimento di impotenza che cova rabbia e rancore, unito all’innato talento di noi Italiani per la confusione, la indisciplina, la partigianeria ideologica...

Sei riuscito a fare qualcosa durante il cosiddetto “Lockdown”?

Ma stai scherzando?!? Ho lavorato come e più di prima! Tutto è incominciato il ventotto febbraio, quando ho aderito all’iniziativa di una piccola ma attivissima  libreria torinese (La “Luna’s Torta” di Silvia e Ilaria in via Belfiore 50, N.d.A.), che – presagendo la sciagura imminente – si era ispirata alle vicende della peste del 1348 descritta nel “Decameron”, organizzando la messa in rete - quale immediata reazione alla prospettiva di una cultura lungamente “silenziata” - delle cento novelle del capolavoro di Giovanni Boccaccio recitate. Ti cito le parole con cui Silvia e Ilaria stesse hanno reso più chiara la filosofia della piattaforma:  “Ognuno di noi il Decamerone se l’è vissuto in modo unico e personalizzato. Lo abbiamo preso, rimaneggiato, interpretato, cantato. Abbiamo quindi lasciato totale libertà di espressione: c’è chi lo ha semplicemente letto come nel caso di molti librai, chi, come alcuni artisti, ha realizzato video surreali, chi lo ha spiegato, chi ha scritto una lunghissima canzone, chi lo recitato. Così abbiamo ridato vita al Decamerone, attraverso centoventi interpretazioni che mostrassero il lavoro di chi tutti i giorni si impegna con passione a fare cultura. E il successo dell’iniziativa non si è fatto attendere, poiché siamo diventati…più virali del virus!”. La verità è che alla chiamata hanno aderito in tantissimi, scegliendo di raccontare l’opera in maniera originale, insolita e divertente. Centoventi persone in totale (nonostante abbiano risposto alla chiamata in numero ben maggiore) tra performer, organizzatori, artisti, attori, semplici spettatori, operatori culturali, gestori di locali a vari livelli provenienti da diverse città. Uniti, per diffondere cultura E proprio come il Decameron che, in lingua greca, significa letteralmente “di dieci giorni”, per lo stesso periodo di tempo la celebre opera di Boccaccio è giunta in tutte le case d’Italia, suscitando curiosità anche all’estero come nel caso di Barcellona e di un’università negli Stati Uniti (assieme a una successiva serie di registrazioni intitolata “La Setta dei Lettori estinti”)

Lasciami poi ricordare il contributo mio e di “N.I.G. - Nuove Idee Globali” (l’associazione culturale di cui sono Presidente) alle celebrazioni per il Venticinque Aprile. Dal momento che quest'anno la pandemia non ha reso possibile ogni tipo di assembramento, il 25 Aprile dei Partigiani della II Divisione Langhe ("I Ribelli") è stato pertanto festeggiato e ricordato in modo diverso: tramite un video che ha portato, appunto,  la mia firma registica, da un'idea di Lorenza Balbo e Silvia Giordanino, con la sceneggiatura di Silvia Giordanino medesima, il contributo musicale di Paolo Serazzi e il montaggio a cura di Selene Riccio. Si è trattato di un evento di cui ha perfino parlato il prestigioso “QE Magazine” del Principato di Monaco, in un ampio articolo.

Non è stata però l’unica volta in cui hai fatto ricorso al Web per continuare a mandare messaggi positivi e concreti…

Vero! Perché di fatto l’attività didattico-formativa di “Teatralmente” (la scuola di recitazione che Bertoli dirige, N.d.A.) è dovuta continuare a distanza. Pertanto, gli allievi sono stati invitati a produrre da sé brevi video confluiti in un paio di mini-serie presenti su una piattaforma telematica e visualizzati sul nostro canale YouTube da migliaia e migliaia di persone: il primo ciclo, realizzato proprio nel momento in cui la pandemia incrudeliva, era stato significativamente denominato…”Teatro da Finimondo”. Il secondo si era invece ispirato a un’opera di Isaac Asimov e si era auto-insignito del titolo de “Il Club dei Vedovi neri”. Gli esiti artistici di tutte le performance (sostanzialmente ispirate ad alcune celebri novelle di E. A. Poe: “Il cuore rivelatore”,” La Maschera della Morte rossa”, “Il barile di Amontillado”) sono state sorprendenti, per impegno, ingegno, valore intrinseco della recitazione. Da poco è poi partito il terzo tempo di questa iniziativa, memore di un celebre spettacolo di Vittorio Gassmann, “Poesia è la Vita”: nello specifico, ho scelto brani di Autori noti e meno noti e gli allievi ne hanno recitato i versi, presentando brevemente l’artista con parole e considerazioni proprie, senza ricorrere al solito Copia&Incollla di turno….

Sulla medesima falsariga, è poi partito un progetto analogo con una parte degli allievi del Laboratorio Teatrale all’U.T.E.A. di Asti che ho avuto il privilegio di guidare “dal vivo” fino al 28 febbraio: ed ecco allora lla nascita della piattaforma chiamata “Aspettando l’Inizio del Mondo”! Nella Fase Uno , per essere in linea con i decreti, ha trattato monologhi teatrali, mentre, visto l’alto gradimento di pubblico, la nostra esperienza ha pure conosciuto una Fase Due dedicata al cinema (“Aspettando l’Inizio del Mondo – È tutto Cinema, Cinema…”). Il 5 giugno si riparte con un nuovo ciclo produttivo dedicato alla figura di Gianni Rodari e alle sue “Favole al telefono”: l’idea di fondo è che un testo apparentemente pensato per i più piccoli sia riproposto da adulti per metterne in luce quei significati e quelle sfumature che solo l’esperienza della rilettura sa rivelare. Lasciami ancora aggiungere, sempre in riferimento al tema delle differenze di età, che nella mia scuola (e nelle scuole di recitazione in genere) le differenze di età tra gli studenti non costituiscono un limite, ma uno degli ingredienti fondamentali per creare tra gli allievi un amalgama vero, non distante dalle alchimie e dagli affetti che caratterizzano una famiglia vera: le difficoltà degli uni diventano così l’oggetto delle cure degli altri, prodigandosi tutti all’arricchimento reciproco. In tempi come i nostri, ove regna un egoismo sovrano, mi sembra una bella lezione, non solo e non tanto dal punto di vista didattico, ma anche e soprattutto sotto un profilo etico e civile…

Venendo alle dolenti note, vogliamo parlare di ciò a cui non si è potuto necessariamente supplire: la rassegna teatrale programmata per la primavera è stata, infatti, annullata…

Più che annullata, direi rimandata: stando così le cose, è ragionevole pensare alla ripresa dell’attività drammaturgica vera e propria con l’autunno.

Puoi anticiparci qualcosa al riguardo?

Beh, credo che per esempio le performance dei miei allievi diventeranno uno spettacolo vero e proprio, come del resto un’altra cosetta che ho messo assieme su Internet durante questi giorni di clausura: due appuntamenti (chiamiamole due “strisce”) quotidiani per chi volesse seguirmi sui Social alla ricerca di un momento d’ironia, prendendo le doverose distanze dal clima plumbeo e terroristico che i Media ci vomitavano senza posa addosso. Potrei sintetizzare quest’esperienza con la frase di congedo dell’appuntamento diurno: “Via quella brutta parola!”.

E’ quello della famosa Vicina di Casa, vero?

Proprio lei! Una sorta di monologo, il mio, improntato al simpatico delirio di uno dei milioni di Italiani alle prese con i primi giorni di clausura forzata, con l’invadenza di una Vicina immaginaria e petulante, e con tutte le piccole amenità di quei giorni: l’igienizzazione ossessiva degli ambienti, i balli e i canti sui balconcini, la mania dei fornelli… Ogni brano era improvvisato e, forse proprio per la sua spontaneità, era diventato un piccolo appuntamento quotidiano per centinaia di utenti: uno di loro mi ha dato poi lo spunto per ripetere la mia gag pure in tarda serata e di lì è nato l’Appuntamento per gli Insonni, quello che si concludeva con la classica “Fine delle Trasmissioni” suggellata dal vecchio monoscopio R.A.I. e idealmente ispirata al famoso monologo di Toni Servillo sugli Insonni ne “Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino.

Tornando al cartellone teatrale prossimo venturo, vuoi segnalarci qualche altro spettacolo degno di nota?

Per ora, due su tutti: due vere e proprie prime nazionali, perché credo che entrambe queste due opere – per quanto diversissime tra loro – potrebbero rappresentare una novità non minima nel panorama drammaturgico italiano. Innanzi tutto, il testo che il Maestro Ottavio Coffano ha dedicato a Friedrich Nietzsche: un monologo visionario tra filosofia, teatro e poesia che mette idealmente in scena un capolavoro incompiuto del genio di Röcken, “La Volontà di potenza”. Dell’altro, ne sai più tu di me: si tratta del tuo inedito “La cucina è chiusa”, un dialogo drammatico dove il mondo della cucina professionale diventa una metafora gustosa e amara della contemporaneità. Tra l’altro, pare che, considerato, ciò che è capitato, tu sia stato pure un buon profeta! O piuttosto uno jettatore?

 

Diciamo un’ultima cosa sui provini on line?

Sì! Anche in questo caso, la tecnologia si può rivelare una buona alleata per chi se ne sappia servire con giudizio: per esempio, proprio ricorrendo a questo strumento, una nostra allieva (tra parentesi, sai che nonostante il Lockdown, “Teatralmente” ha registrato nuove iscrizioni, nel mugugno e nel grigiore generale?)… Una nostra allieva, dicevo, ha superato tramite un paio di provini on line i primi due gradi di selezione per un importante allestimento per un noto teatro romano: un evento che per la privacy del progetto non posso, peraltro, nominare… Parimenti, proprio per selezionare l’attrice de “La cucina” ci avvarremo, inizialmente, dello stesso sistema, per ovviare a tutte le problematiche logistiche e igienico-sanitarie che questo Virus ci ha imposto. Ma non ti nego che, nonostante il buon esito di tutti questi accorgimenti, non vedo l’ora di respirare nuovamente il buon odore del palcoscenico!

Un’ultima domanda: mi pare di capire che, considerata la nuova normativa vigente, i posti a sedere per le future rappresentazioni saranno più o meno dimezzati: questo significa…

Questo significa proprio che, mentre i costi di produzione resteranno invariati, gli incassi per ogni singola rappresentazione saranno dimezzati. Ergo, o si raddoppia il prezzo del biglietto d’ingresso, cosa economicamente ed eticamente improponibile, oppure si dovrà puntare sul maggior numero delle repliche oppure ancora sulla ricerca di palcoscenici alternativi. Le soluzioni sono a dir poco in itinere e la situazione è ancora molto confusa: si pensi al tornare teoricamente nei teatri (per chi avrà la forza di riaprire…) provando e portando in scena spettacoli indossando le mascherine di protezione restando a distanza di sicurezza... Concluderei questo colloquio con una battuta polemica: forse sarebbe il caso che Lorsignori non si limitassero solo più a pensare ai “distanziamenti”, ma che incominciassero pure a pensare agli…”stanziamenti” per un settore come il comparto artistico-culturale che è stato lasciato - in assenza di aiuti significativi - in balia degli eventi, pur non avendo mai cessato di combattere la sua battaglia quotidiana per il sostegno di tutto ciò che rappresenta la Bellezza e avendo contribuito in modo essenziale al mantenimento in vita di quella (poca o tanta) voglia di riscatto che ancora alligna nel nostro popolo. A questo proposito, i lavoratori del mondo dello spettacolo (non mi riferisco soltanto ad attori e registi, musicisti o danzatori, ma a tutte le maestranze in genere che - scaricando un camion o preparandoci il pasto – rendono possibile l’accensione delle Luci della Ribalta…)… Dicevo che sabato 30 maggio siamo scesi nelle piazze delle maggiori città di tutta Italia  tutti uniti per dire che l’Arte, a differenza di un semplice prodotto alimentare, non va mai in scadenza, ma costituisce invece un nutrimento duraturo e fondamentale per lo spirito: il governativo “Fàcce rìde!” di recente e tragicomica memoria è davvero fuori luogo: perché innanzitutto far ridere è un Arte, esattamente come il saper emozionare raccontando storie. Il lavoratore dello Spettacolo, nelle sue molteplici competenze, deve essere riconosciuto e soprattutto rispettato…

Paolo Ferrero