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Poesia e luoghi di Bellezza per gli auguri di un "anno nuovo" fuori da questo tempo  

Giovedì, 31 Dic 2020 - 3 Commenti

L’augurio che vogliamo fare a chi ci segue riguarda il viaggio, il sogno di una spiaggia, di un sentiero di montagna, di quattro passi nella natura profumata, di osservare l’alba da un luogo lontano o il tramonto tra due nuvole rosse di felicità...

Ci lascia un anno dannato, che ci ha tolto il respiro, ci ha privato degli incontri, delle strette di mano, dell’abbraccio, persino dello sguardo!

Situazione drammatica in tutto il mondo, si comincia a sentire, a questo punto, il peso delle difficoltà, la mancanza di libertà, l’ansia di un futuro incerto, il vuoto di una gioia improvvisa, non immaginata, l’assenza di un dolce risveglio in un luogo nuovo, tanto sognato. Il sorriso è stato spazzato via, ci manca anche il semplice saluto di una persona sconosciuta, incontrata per caso.

Questo tempo inutile che ci sta accompagnando finirà, speriamo presto, lo ricorderemo, ne parleremo, ne parleranno, ma è giunto il momento di cambiare calendario, di voltare pagina sull’agenda, il momento di un nuovo anno, anzi, di un “anno nuovo” che ci porti almeno la speranza, la fiducia che il buio è ormai dietro di noi.

L’augurio che voglio fare a tutti riguarda il viaggio, il sogno di una spiaggia, di un sentiero di montagna, di quattro passi nella natura profumata, di osservare l’alba da un luogo lontano o il tramonto tra due nuvole rosse di felicità.

Ho rivisto il film “Il Postino”, che assieme a “Nuovo Cinema Paradiso”, mi porta fuori dalle abitudini, mi fa riflettere, mi riconduce in un mondo perduto e in un tempo, ahimè, ormai lontano, in luoghi che ricordano l’adolescenza e la giovinezza, che fanno rivivere in ciascuno di noi, almeno in quelli che si ritrovano a pettinare qualche capello grigio, situazioni ed ambientazioni che appartengono a un passato che non si dimentica.

Ma penso di andare incontro anche ai giovani, alle loro aspettative, ai loro progetti e ai loro sogni. E allora partiamo per un’isola nell’isola, approdiamo a Salina, nell’Arcipelago delle Eolie, avvolti dal fascino della bellezza del silenzio, del rumore delle onde, del fruscio del vento, degli echi della poesia che Pablo Neruda, il poeta cileno in esilio, fa risuonare in quella casetta Rosa che guarda il mare, intima, struggente e malinconica.

Ed ecco un indimenticabile Massimo Troisi (FOTO), pescatore con il padre ma postino quasi per caso, che dialoga, alla ricerca di “metafore”, col don Pablo (Philippe Noiret) e chiede consigli, nella piccola baia di Pollara, regalando, così, agli spettatori, panorami idilliaci  dell’isola eoliana, tra fichi d’India, capperi e le vecchie case dei pescatori, ricavate nell’aspra scogliera.

 “Pure a me mi piacerebbe fare il poeta…”, domanda Massimo

 “No è più originale fare il postino, almeno cammini molto e non ingrassi mai! In Cile noi poeti siamo tutti obesi”, risponde Don Pablo

 “Però con la poesia posso fare innamorare le donne…eh…come si diventa poeta, Don Pablo?”

 “Prova a camminare lentamente lungo la riva sino alla baia, guardando attorno a te…”

 “Mi vengono le metafore?!?”

 “Sicuramente!”

“Mamma mia, mi piacerebbe, sarebbe veramente bello, potrei dire tutto quello che voglio…”

 “Ma anche se non sei poeta, tu puoi dire quello che vuoi, molto meglio. Vai alla caletta e mentre osservi il movimento del mare puoi metterti a inventare metafore”.

Pollara si adagia su un pianoro chiuso alle spalle da un grandioso bastione arido e nero, coperto da fichi d’India che è il bordo di un vecchio cratere sprofondato per metà sul mare. La montagna è a picco di un mare di un blu intenso, con una striscia di ciottoli e rena vulcanica che si restringe con le mareggiate e si allarga con le bonacce: uno dei luoghi più affascinanti di tutte le Eolie.

La baia è chiusa romanticamente dalla Grotta del Perciato, un grande arco naturale con le Balate, un promontorio con i magazzini e i rifugi scavati nel tufo per i pescatori. Ci si arriva attraverso una ripida scalinata, con la casa Rosa, anima del film.

Rumore della risacca e vento del Nord sono compagni di viaggio quasi sempre, ma la sera, alla loro suggestione si aggiungono i tramonti più spettacolari dell’Arcipelago, di un sole che scende lentamente sul profilo di Filicudi, illuminando la falesia di un rosso intenso, in uno dei luoghi più selvaggi e più autentici dell’isola.

La vita, in questa contrada remota, scorre immutabile, nelle tipiche ed essenziali case eoliane. Così come nel rifugio di Pablo Neruda, un parallelepipedo di intonaco rosa un po’ sbiadito, affacciato su una stupenda terrazza sospesa sul mare (bagghiu), con i caratteristici sedili in muratura (bisuoli), ricoperta da un pergolato a vite e canne, sorretto da travi di legno poggiati su pilastri tondi (pulèra).

Attorno, una vegetazione rigogliosa che abbraccia quel piccolo paradiso. Un luogo dove la Natura è padrona e lo scenario infinito del mare è interrotto solo dalle forme indefinite di Filicudi e, ancora più disperso, da un gioiello antico che tocca il cuore, di nome Alicudi.

Salina, discreta e ritrosa, è l’oasi verde delle Eolie, arrampicata sulle creste di due vulcani, il Monte Fossa delle Felci e il Monte dei Porri, ammantati da ginestra, mirti e corbezzoli, eriche e felci. Sono questi due seni meravigliosi che catturano l’umidità e la consegnano a un terreno lavico straordinario, permettendo, così, la produzione di quel nettare degli Dei chiamato Malvasia e di Capperi dal gusto deciso.

Posta al centro dell’arcipelago, deve il suo nome al laghetto di acqua salmastra situato presso il centro abitato di Lingua, da cui, anticamente si estraeva il sale per la conservazione dei capperi: qui, spesso, riposano gli aironi cinerini, dopo il lungo viaggio dall’Africa.

Tre sono i comuni, Santa Marina, il principale, con negozi e botteghe tipiche, giardini e vicoli con vedute suggestive di Panarea; Malfa, nome preso perché alcuni immigrati amalfitani approdò qui nel XII secolo; Leni, il più a sud, dal greco lenòi, “tinozze per la pigiatura dell’uva”, testimonia l’antica vocazione dell’isola alla produzione di vino Malvasia.

Sulla costa di Lingua e di Malfa filari di vigne ordinati sui crinali dei due monti vulcanici: verrà appassita su graticci di giunco, per produrre quella seducente dolcezza che gira il mondo.

Vallate lussureggianti e verdi declivi lungo i profili dei vulcani spenti, da cui si domina uno scenario impareggiabile. Dai 962 metri di Fossa delle Felci si ammira sua Maestà l’Etna e il suo imperterrito pennacchio scuro.

A dominare è sempre una natura intatta, semplice, gioiosa. Suggestioni che si alternano in diversi punti dell’isola; interessante è il giro in battello, che permette di ammirare l’armonia e l’equilibrio delle case eoliane sul territorio, i vigneti curatissimi, oltre che le grotte vulcaniche, nascoste e meravigliose.                                                         

Un paesaggio di dolcezza e serenità che invita a restare, a sognare, a parlare con un Universo bellissimo, travolgente, che allontana da brutte situazioni, dalla tristezza, un luogo dell’anima che arricchisce e ti resta dentro.

Un luogo immerso nella natura che esprime un senso di poesia molto intenso, che serve, magari, per dimenticare questo tempo maledetto.

Felicità per tutti.

                                                                                                 Andrea Di Bella