Salute & Ambiente

Nucleare, Cirio: "Inaccettabile una decisione assunta senza confronto"

Martedì, 5 Gen 2021 - 0 Commenti

Il presidente della Regione Alberto Cirio interviene sulla decisione del Governo di inserire il Piemonte tra le regioni in cui sono state individuate ben otto aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale. 

I sindaci dei territori del Torinese indicati come idonei per accogliere il deposito nazionale delle scorie nucleari si sentono "scavalcati da un annuncio a sorpresa" e "amareggiati per il rischio di cancellare in un colpo anni di promozione territoriale e investimenti sui prodotti locali di qualità".

E' quanto emerso dall'incontro convocato dal vicesindaco metropolitano Marco Marocco al quale hanno partecipato in videoconferenza i primi cittadini di Carmagnola, Ivana Gaveglio, Caluso, Maria Rosa Cena, Mazzè, Marco Formia, Rondissone, Antonio Magnone, Chivasso, Claudio Castello, Villastellone, Francesco Principi, e Poirino, Angelita Mollo, che hanno ribadito la preoccupazione "che queste scelte possano avere ricadute sulle popolazioni, già spaventate dalla pandemia da Covid".

E mentre i Comuni di Carmagnola e Chivasso si stanno già muovendo per organizzare sedute aperte dei Consigli comunali, tutti i sindaci hanno sottolineato il loro impegno ad approfondimenti tecnici nei prossimi 60 giorni.

"Intanto - annuncia Marocco - chiederemo un incontro ai parlamentari piemontesi e supporteremo i Comuni con gli approfondimenti tecnici necessari a comprendere la genesi delle scelte di Sogin. Resta grave il mancato coinvolgimento degli amministratori locali da parte del Governo centrale". 

«Trovo assurdo che una scelta di questa portata sia stata assunta senza un minimo confronto con la Regione e i sindaci dei territori. È inaccettabile che da Roma piovano di notte sulla testa dei cittadini piemontesi decisioni così importanti e delicate che riguardano le nostre vite»: così il presidente della Regione Alberto Cirio interviene sulla decisione del Governo di inserire il Piemonte tra le regioni in cui sono state individuate ben otto aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale

Due aree in provincia di Torino (Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola) e sei in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio).

«L’individuazione dei siti per il deposito nucleare in Piemonte ci preoccupa molto. Prendiamo atto che si è agito come se l’agricoltura non esistesse. Nessuna considerazione per  coltivazioni di pregio come l’Erbaluce del Canavese e il Peperone di Carmagnola Igp, nessuna attenzione al consumo del suolo, tema centrale della tutela ambientale. Queste scelte sono inaccettabili e ci batteremo fino in fondo per far valere le ragioni degli agricoltori».

Così il presidente regionale di Cia Agricoltori italiani del PiemonteGabriele Carenini, dopo la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, che in Piemonte individua otto potenziali aree, due in provincia di Torino e sei in provincia di Alessandria.

«Negli anni la campagna del Piemonte ha già dovuto pagare un prezzo altissimo agli insediamenti e alle emergenze che impattano sull’ambiente – osserva Carenini -, non si può accettare che gli agricoltori non vengano nemmeno informati su scelte che stravolgeranno le loro aziende. Il Piemonte ha un’agricoltura di primo livello, proiettata nel futuro. Il deposito delle scorie nucleari vuol dire tarpare le ali a imprese agricole che hanno investito tutto sulla qualità e i prodotti dell’eccellenza piemontese».

“La scelta deve tutelare la vocazione del territorio in una provincia come quella di Alessandria a forte vocazione cerealicola, corilicola, vitivinicola e orticola. Un’agricoltura green, variegata, che punta sempre più a progetti di filiera volti a valorizzare i prodotti locali, al biologico, alla difesa e tutela della biodiversità e sostenibilità. Le necessarie garanzie di sicurezza vanno anche accompagnate ad una forte attenzione al consumo di suolo evitando nuovi insediamenti con il riutilizzo e la bonifica di aree industriali dismesse. Un allarme arrivato negli ultimi 25 anni, solo per la nostra provincia, a qualcosa come meno 26.450 ettari: oltre  il 28% della superficie agricola utilizzabile”.

E’ quanto afferma il Presidente della Coldiretti di Alessandria Mauro Bianco nel sottolineare l’importanza di un processo trasparente per la necessaria messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, in riferimento alla pubblicazione della Carta nazionale delle 67 aree potenzialmente idonee (Cnapi) che vede tra i siti “verde smeraldo” diverse aree della provincia alessandrina.

Nell’ordine: Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento; Fubine-Quargnento; Alessandria-Oviglio; Bosco Marengo-Frugarolo; Bosco Marengo-Novi Ligure. L’area fra Alessandria-Castelletto-Quargnento e l’area Bosco Marengo-Novi sono le uniche di tutte le 67 aree individuate ad avere conseguito votazione piena. Tecnicamente ottima ma con una votazione “verde chiaro” sono Castelnuovo Bormida e Sezzadio.

Insomma, ancora un’Italia divisa a colori, ma diversi da quelli a cui siamo abituati: verde smeraldo (punteggio più alto), verde pisello (buono), celeste (isole) e giallo (zone possibili ma meno adeguate).

“L’allarme globale provocato dal Coronavirus – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo - ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e creare nuovi posti di lavoro. Tutto questo va tenuto ben presente pensando all’Alessandrino e agli spazi ritenuti decisamente validi per il deposito dei rifiuti radioattivi”.