Economia & Lavoro

Mazzali: "Dedicato ai giovani il mio progetto che trasforma i sogni in realtà"

Martedì, 5 Gen 2021 - 0 Commenti

Come nella mente del signor Battista Mazzali, ora pensionato, ma per decenni esportatore di svariate tipologie di prodotti in tutto il mondo, è nata l’idea del progetto “Le Carovane di Marco Polo”.

Che noi uomini del presente siamo “nani sulle spalle dei giganti” lo ha già detto il filosofo francese Bernardo di Chartres quasi 900 anni fa. Ma il 74enne Battista Mazzali, mantovano d’origine e trapiantato a Monza da soli 3 anni, non si è limitato a riconoscere i meriti degli antichi, su cui ci appoggiamo per lanciare lo sguardo più lontano. Ed ha deciso di andare più giù dalle spalle, fino al cuore, luogo della passione, e al bacino, alla cui altezza di solito c’è la tasca in cui teniamo il portafogli. Perché i soldi, quando ci sono, possono essere necessari per trasformare i sogni in realtà.

Così nella mente del signor Battista, ora pensionato, ma per decenni esportatore di svariate tipologie di prodotti in tutto il mondo, è nata l’idea del progetto “Le Carovane di Marco Polo”. Che, nel nome, si richiama al viaggiatore e mercante veneziano, famoso per aver aperto all’Europa le porte dell’Estremo Oriente tra la fine del Duecento e il Trecento.

Più o meno proprio l’epoca in cui si svilupparono anche le Repubbliche marinare, altro simbolo dell’intraprendenza commerciale italiana verso l’estero. Ed è proprio questo l’elemento alla base del progetto del vulcanico pensionato. Che ha l’obiettivo di creare interessanti opportunità di lavoro per i giovani e occasioni di sviluppo per le aziende monzesi, brianzole e, perché no, italiane.

IL PROGETTO

“Vorrei trasformare i giovani, a partire dagli studenti delle scuole superiori, in moderni Marco Polo, cioè ambasciatori all’estero delle eccellenze della propria terra, dall’alimentare all’impiantistica, dalla moda ai servizi” spiega nell’intervista ad MBNews Mazzali (nella foto in alto), una gioventù vissuta tra Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna al seguito della famiglia di albergatori e una laurea in Economia e Commercio.

“Si tratta di coinvolgere le aziende di diversi settori, che potranno dare la preparazione necessaria sui loro prodotti, il sostegno morale e un prestito sull’onore che i giovani saranno orgogliosi di restituire appena il business avrà preso piede – continua – le opportunità da cogliere sono immense”.

Il signor Battista, molto attivo a Monza in iniziative socio-culturali e promotore dell’associazione “Iprom Nuovo Rinascimento – Universitas Studiorum Inventorum Artifexorum atque Mercatorum”, assicura, sulla scorta della sua decennale esperienza imprenditoriale in giro per il mondo, di poter “contare un po’ ovunque su qualche buona conoscenza collaudata nel tempo”.

Le Carovane di Marco Polo, comunque, ne devono fare di strada prima di poter salpare verso i lidi di tutti i Continenti del mondo. Anche perché il Covid-19, al momento, rende un progetto così esteso praticamente impossibile da realizzare. Qualcosa, però, si era già mosso nei mesi scorsi.

“Abbiamo intervistato, prima dello scoppio della pandemia, 124 studenti dell’Istituto d’istruzione superiore “Albert Einstein” di Vimercate e ben 92 di questi si sono mostrati interessati ad impiegare i loro tre mesi estivi in quest’attività di promotori/venditori – afferma il 74enne – ho già raccolto, inoltre, la disponibilità di varie aziende e il beneplacito di alcuni enti istituzionali. Per me questo progetto è un po’ il testamento morale che voglio lasciare ai giovani”.

L’INTERVISTA

Signor Battista, come le è venuto in mente il progetto Le Carovane di Marco Polo?

Il mio mestiere di esportatore mi ha portato a vendere arredi, mobili, vini e altri prodotti, in primis italiani, in tutto il mondo. Ho capito che quando le cose sono belle e convenienti diventano anche credibili e, quindi, vendibili. Sulla base di questo, ora che sono in età da pensione, ho pensato che si dovesse fare qualcosa perché le qualità della produzione e della manodopera italiana siano ancora più apprezzate all’estero.

Credo che i giovani, come novelli Marco Polo, siano coloro che possano aiutare l’Italia a narrare le qualità dei suoi prodotti perché se le copie dei vini e dei formaggi italiani raccolgono all’estero 4 o 5 volte il fatturato dei nostri originali, vuol dire che qualcosa non va a livello di organizzazione e promozione. Sugli scaffali dei supermercati cinesi mediamente si trovano 6 bottiglie francesi ed una italiana e questo è anche il frutto di rapporti geo-politici ormai consolidati.

Perché proprio i giovani?

E’il mio testamento morale, da lasciare a chi deve ancora affacciarsi al mondo del lavoro e ha bisogno di acquisire fiducia in un modello fisico e mentale che permetta di scoprire l’estero da turisti consapevoli della propria cultura, del bello e del buono dei propri territori. La scuola, purtroppo, prepara i nostri giovani per essere buoni dipendenti, non per essere autonomi e trovare dentro di sé il gusto del rischio imprenditoriale e di fare le cose per conto proprio.

A Monza e in Brianza sta trovando terreno fertile per mettere in pratica la sua idea?

Il progetto ha cominciato a fare i primi passi a gennaio di quest’anno. Prima che scoppiasse il Covid, abbiamo condotto un sondaggio all’Istituto d’istruzione superiore “Albert Einstein” di Vimercate. Su 124 studenti intervistati 92 si sono mostrati interessati ad impiegare i loro tre mesi estivi in quest’attività di promotori/venditori.

Anche grazie a manifestazioni come il Villaggio Coldiretti e il Vinitaly, ho raccolto la disponibilità di diverse aziende a formare i giovani sui loro prodotti e a fornire loro un capitale anticipato per andare all’estero come ambasciatori dei prodotti del nostro territorio. Una sorta di micro-finanziamento come quello che in Bangladesh ha permesso a gruppi di donne di emanciparsi e diventare imprenditrici.

Quali sono i prodotti principali che, secondo lei, il nostro territorio potrebbe promuovere attraverso i giovani?

Monza e la Brianza hanno una grande tradizione nella meccatronica, nell’impiantistica, nella manifattura e nel legno/arredo, ma in realtà il discorso è molto ampio e deve legare i prodotti al Paese o area geografica in cui si vuole promuoverli. Per questo, ad esempio, anche un canale come il gemellaggio già avviato tra Monza e Indianapolis, basato sulla comune tradizione dei circuiti automobilistici, può aprire ulteriori porte negli Usa.

Penso anche ad un tour in alcune città europee oppure ad un giro del Giappone con gruppi di giovani a bordo di alcuni caravan dedicati a diversi prodotti italiani.

Al momento il Covid-19, con tutte le limitazioni negli spostamenti all’estero, rende difficilmente realizzabile il progetto Le Carovane di Marco Polo. Ritiene che, una volta superata la pandemia, sarà ancora possibile metterlo in atto?

Credo che saranno importanti anche la comprensione e il sostegno delle istituzioni, a cui non si chiedono finanziamenti pubblici, ma solo la capacità di pubblicizzare questa iniziativa attraverso le relazioni locali e internazionali. Prima del Covid-19 avevo avuto modo di parlare con la Regione Lombardia e il Comune di Monza e si erano mostrate interessate. Sono convinto che i momenti di difficoltà e di crisi economica siano quelli in cui bisogna avere il coraggio di cercare strade nuove.

Testo originario: https://www.mbnews.it