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L’anima delle colline di Langhe-Roero e Monferrato nel docufilm "Vite!" (VIDEO)

Venerdì, 24 Apr 2020 - 0 Commenti

L’anima delle colline di Langhe-Roero e Monferrato svelata da vignaioli, potatori, cantinieri, bottai. Paesaggi e storie scandite dal ritmo delle stagioni e dalle pillole di saggezza di Piercarlo Grimaldi, antropologo, già rettore dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo.

Giovedì scorso su Telecupole è andato in rete il docufilm "Vite" promosso dall’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.

L’anima delle colline di Langhe-Roero e Monferrato svelata da vignaioli, potatori, cantinieri, bottai. Paesaggi e storie scandite dal ritmo delle stagioni e dalle pillole di saggezza di Piercarlo Grimaldi, antropologo, già rettore dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo.

Questo è “Vite!”, il docufilm prodotto dall’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, per la regia di Tiziano Gaia.

L’opera (65 minuti di film in HD, con una versione sottotitolata in inglese) sul canale YouTube dell’Associazione, in attesa di presentazioni pubbliche in cinema e teatri non appena sarà possibile la ripresa delle attività post Emergenza Coronavirus.

“Con il docufilm “Vite!” abbiamo voluto mettere in luce quella dimensione “epica” delle colline del basso Piemonte, che giustifica e corrobora il loro eccezionale valore universale, sancito dall’Unesco. Un paesaggio mentale, oltre che fisico, enfatizzato dai gesti, le parole e i saperi ancestrali del popolo delle colline, le cui altissime competenze fanno di questa antichissima regione l’emblema dei paesaggi vitivinicoli in Europa”, sottolineano il regista Tiziano Gaia e il presidente dell’Associazione Patrimonio Gianfranco Comaschi.

Le specificità di ognuna delle componenti del sito UNESCO sono state rese in forma poetica e allo stesso tempo descrittiva, ponendo l’elemento umano e culturale al centro della scena. Molta enfasi è stata data al materiale d’archivio, rappresentato in primis dalle splendide fotografie in bianco e nero del fotografo-postino di Barolo, Lorenzo Foglio. E un ruolo importante è giocato dalle tradizioni, i riti e le feste popolari.

“Il film – spiega il regista – tratta il sito come un immenso set a cielo aperto. I vigneti, le architetture del vino e gli arnesi da lavoro costituiscono uno “specchio magico” attraverso il quale lo spettatore è condotto nella sfera intima e intangibile del paesaggio oggetto della narrazione”.

Il viaggio parte da quel “mare ancestrale” di cui le colline sono figlie, e si srotola capitolo dopo capitolo  come il gomitolo di lana rossa lanciato tra i filari da una bimba, simbolo del passaggio di eredità, di famiglia in famiglia .

La giovane attrice Alice Borghetto tiene in mano il gomitolo di lana che scandisce il racconto

L’attrice Alice Borghetto con il gomitolo che scandisce il racconto

Come dice l’antropologo Piercarlo Grimaldi, nel suo ruolo di “Virgilio” all’interno del docufilm, “non c’è stata interruzione di saperi da padre in figlio, da nonno a nipote: tutte le generazioni continuano a narrare incessantemente i miti di questa terra”. E’ questo il segreto di un patrimonio che è storia contadina, sociale e imprenditoriale.

“Il film – commenta Gianfranco Comaschi, presidente dell’Associazione Patrimonio – è un altro tassello del Progetto Memoria e Tradizioni delle Vigne, realizzato con i fondi del MIBACT. L’obiettivo è offrire stimoli ed emozioni a chi vive, lavora, studia e ama questo territorio, cosi come abbiamo fatto con l’archivio multimediale, la piattaforma web con centinaia di immagini, video e testimonianze della cultura del vino, che da poche settimane è a disposizione di tutti”.

L’auspicio – aggiunge Roberto Cerrato, direttore del sito UNESCO “è che anche il docufilm possa offrire un contributo alla “comunicazione di territorio” attraverso le voci rappresentative di coloro che quotidianamente sono in campo per custodire e tramandare la cultura dei paesaggi vitivinicoli, patrimonio immateriale dell’Umanità”.

Un’immagine del film – Foto di Andrea Tomasetto