Territorio & Eventi

L'Ais Piemonte e il Boca: il carattere delle colline novaresi

Scritto da Paolo Manna Sabato, 17 Lug 2021 - 0 Commenti

Prosegue la nostra carrellata sui territori vinicoli dell’Alto Piemonte, condotta in parallelo ai seminari proposti da Ais Piemonte sui singoli terroirs del comprensorio, nell’ambito del Master sui territori del Nebbiolo.

I vini dell’Alto Piemonte sono uno tra gli esempi di maggior successo della mission culturale che è tipica della figura dei sommelier piemontesi: far conoscere al pubblico un territorio, le caratteristiche che rendono i suoi vini piacevoli, in qualche caso unici.

Fino a quindici anni fa, il territorio dell’Alto Piemonte era poco conosciuto anche nell’ambito regionale, non solo al grande pubblico ma anche agli operatori del settore.

Cristoph Kunzli dell’azienda Le Piane di Boca rammenta che nel 2005 Ais Piemonte organizzò un primissimo seminario sull’Alto Piemonte e la conoscenza della zona che allora dimostrarono i sommelier era discreta ma inferiore a quella delle Langhe.

Nel 2008, a Borgomanero, ci fu la prima presentazione del Boca a poche centinaia di curiosi, e quasi nessuno sapeva che a dieci minuti di auto dalla cittadina novarese si producesse vino. Analoghi racconti si potrebbero raccogliere sulle altre zone vinicole del nord della regione.

Da tempo Ais Piemonte è fortemente impegnata per portare a conoscenza del pubblico un territorio molto bello e interessante come l’Alto Piemonte: i numerosi seminari organizzati da quel 2005 possono considerarsi un anticipo della manifestazione Taste Alto Piemonte, che il Consorzio di Tutela organizza a partire dal 2017, che, dopo aver battuto negli ultimi anni il territorio piemontese, è andata in trasferta, nel 2021 a Napoli, sempre con il supporto di Ais Piemonte.

Le manifestazioni organizzate dall’Ais, agevolata dai numeri non elevati di produttori per singola denominazione, danno sempre spazio a tutti i winemaker e ad ogni minimo aspetto che influenza la produzione dei loro vini.

Se è vero che le Langhe e il Monferrato rappresentano le due aree vinicole e gastronomiche più importanti della regione Piemonte, è altrettanto vero che un posto tra le zone più interessanti spetta ormai di diritto anche all’Alto Piemonte, per merito della qualità dei suoi prodotti e delle capacità dei suoi vignerons, ma non è possibile trascurare l’impegno pluriennale di chi ha sempre creduto nelle qualità di questo pezzo di regione.

Oggi parliamo di Boca, piccolo paese della provincia di Novara a 389 m. d’altitudine, a cui fanno da sfondo le colline, coltivate a vigneti, dietro le quali si intravedono le cime delle Alpi. La storia di Boca è sempre stata intrecciata con la vite, il vigneto e il vino.

I primi abitanti della zona furono i Liguri, seguiti, nel V secolo a.C. dai Celti. Non poteva mancare la presenza dell’Impero Romano, le cui legioni combatterono a lungo con i Cimbri, che erano calati nelle valli alpine, che furono sterminati. La decadenza dell'Impero Romano d'Occidente e le invasioni barbariche cancellarono tutti gli sforzi dei colonizzatori romani e aprirono un periodo di turbolenza. Boca ritrovò una relativa tranquillità attorno al 600 d.C. con l'avvento dei Longobardi che si proposero di riportare il lavoro nelle campagne rimaste per troppo tempo abbandonate. Il territorio passò sotto il controllo dei Conti di Biandrate che nel 1217 lo cedettero ai Vercellesi, i quali lo concessero come feudo ai Signori Gozzo, Ottone e Corrado sempre di Biandrate. All'inizio del XVI secolo passò ad Anchise Visconti d'Aragona. Nel gennaio 1697, Boca passò al Marchese Ferdinando Rovida e a questa famiglia rimase per tutto il restante periodo dell’epoca feudale, tanto che sullo stemma adottato dal Comune figurano tre ruote, emblema del casato. Boca subì in seguito la dominazione spagnola ed austriaca, per poi passare alla casa Savoia, con la breve parentesi della conquista napoleonica.

La presenza dei Romani conferma la lunga tradizione vitivinicola della zona, probabilmente iniziata ben prima, come testimoniano i più recenti ritrovamenti archeologici. Già Plinio il Vecchio scriveva delle viti che ricoprivano queste colline, e il legame con il vigneto e il vino rimase tanto intenso che gli abitanti di Boca e dintorni, fino a poco tempo prima della seconda guerra mondiale, erano quasi esclusivamente dediti alla cura dei vigneti, che disegnavano per intero le colline. Il sorgere in paese di qualche piccola industria mineraria per l’estrazione di argilla e le nuove opportunità industriali offerte dal dopoguerra spinsero molti giovani ad abbandonare l'agricoltura, lasciando agli anziani rimasti la cura della terra. Il bosco prese il sopravvento, cambiando anche il microclima che si era instaurato nella zona collinare. Da un paio di decenni a questa parte si registra un notevole ritorno alla viticoltura da parte di giovani imprenditori che hanno rivitalizzato il territorio.

La fama dei vini di Boca travalicava i confini comunali e dei territori limitrofi. Nel settembre del 1900 l'allora Patriarca di Venezia, Cardinale Giuseppe Sarto, accompagnato dal Vescovo di Novara, Monsignore Eduardo Pulciano, con il suo segretario Don Maurizio Fossati, venne a visitare il Santuario di Boca. Si fermò al ritorno nella casa parrocchiale dove il giovane parroco Don Michele Merlino, contento degli elogi del Cardinale che si era stupito di trovare un'opera così grandiosa in zona tanto povera, aprì per gli ospiti alcune bottiglie di vino che teneva per le grandi occasioni. Monsignor Pulciano, dopo il primo assaggio, disse soddisfatto: "Eminenza, questo è veramente vino da Cardinali", ma seguì subito la risposta del Patriarca: "Eccellenza, mi perdoni, ma io non sono del suo parere, questo non è vino da Cardinali, ma vino da Papi". La sua frase scherzosa fu profetica perché il 4 agosto 1903 egli fu nominato Papa, con il nome di Pio X. Monsignore Pulciano, trasferito a Genova, morì giovanissimo e il suo segretario Don Fossati, divenuto Arcivescovo di Torino, nelle sue visite al Santuario di Boca raccontava spesso e volentieri l'aneddoto.

Il nuovo interesse per l’attività vinicola ha trascinato anche il comparto delle feste e sagre. Dal 2007 a Boca si corre la "Giostra delle Botti", una gara tra le quattro Contrade del paese (S.Gaudenzio - S.Grato - Madonna della neve - S.Rocco). Si corre nel centro storico, su un percorso a forma di otto dove partendo dallo stesso punto ma in direzioni diverse, due per volta, le contrade si fronteggiano fino ad arrivare al traguardo. Da qui il nome di Giostra, in omaggio alle quintane medievali. Si corre con botti tonneau da 550 litri. Dal settembre 2008, la giostra si tiene in occasione della "Festa dell'uva", ripresa dopo circa 80 anni di fermo.

Le uve del vino Boca crescono sul terreno morenico che origina dal Monte Rosa, composto da argilla, sabbia, ciottoli di granito, porfido e sfaldature di rocce dolomitiche del Monte Fenera che assumono una consistenza diversa secondo il sito.

E’ una sovrapposizione di suoli che origina del mare che ricopriva, pre-glaciazione, queste terre. La conformazione dei terreni, ha costretto, fin dai primi impianti all’uso di gradoni orizzontali, paralleli alle curve di livello, e di muri a secco. Per quanto riguarda il microclima della zona, le correnti da nord provenienti dal monte Rosa producono potenti escursioni termiche tra il giorno e la notte e il riparo naturale del Monte Fenera assicura inverni miti, primavere temperate, estati e autunni caldi e soleggiati.

La Doc "Boca" è riservata ai vini rossi ottenuti dai vitigni Nebbiolo (localmente Spanna) in percentuale dal 70% al 90% e Vespolina e Uva rara (detta anche Bonarda novarese) da sole o congiuntamente dal 10% fino al 30%. La zona di produzione delle uve comprende il comune di Boca e in parte quelli di Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco. L’altitudine dei vigneti non deve essere inferiore a 300 s.l.m. e non superiore a metri 550.

Le operazioni di vinificazione, di invecchiamento e di imbottigliamento dei vini Boca e Boca Riserva possono essere svolte in più comuni rispetto all’area di produzione delle uve, sparsi tra la provincia di Novara, di Vercelli e di Biella. Il vino Boca deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento minimo di 34 mesi, di cui 18 in botte, mentre la versione riserva invecchia per minimo 46 mesi di cui 24 in botte.

Il Boca è uno dei vini rossi più gradevoli, sebbene non particolarmente conosciuto come abbiamo verificato, di tutta la regione piemontese. L’occhio percepisce un bellissimo colore rosso rubino scintillante, come solo il Nebbiolo sa dare, che vira al granato con l’invecchiamento. Al naso si rivela la struttura aromatica del nebbiolo: elegante, austera, spesso terrosa, con toni anche molto evoluti ed eterei di tartufo, tabacco, lacca, note tostate. Anche il frutto e il floreale sono ben percepibili: frutti rossi, ciliegie, amarene sotto spirito, viola.

Il matrimonio con la Vespolina e l’Uva rara ampliano i confini aromatici grazie alla spinta speziata, polposa, che aggiunge un sentore sontuoso. In bocca il Boca è sapido, asciutto, armonico, lascia trasparire le note dei frutti rossi. Il sorso è strutturato, supportato dai tannini meno possenti di quelli dei nebbioli langaroli, ma ben presenti e in grande congiunzione con la freschezza, la vivacità e la sapidità vibranti, che puntano alle vette delle montagne. Il finale è sempre lungo e sapido. Vini da provare, in accompagnamento ai piatti di carne, arrosto e in umido, alla cacciagione e alla selvaggina.

In degustazione:
Boca Doc 2017 Tenute Guardasole
Boca Doc 2017 Cantine Guidetti
Boca Doc 2016 Davide Carlone
Boca Doc 2015 Poderi Garona
Boca Doc 2015 Cantine Rogiotto
Boca Doc 2013 Le Piane
Boca Doc 2013 Cascina Montalbano
Boca Doc 2013 Sergio Barbaglia
Boca Doc “Il Rosso delle Donne” 2012 Castello Conti
Boca Doc “Vigna Cristiana” 2009 Podere ai Valloni

Paolo Manna