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Cilento: bellezza, natura, sapori

Venerdì, 26 Giu 2020 - 428 Commenti

Raccontano i vecchi pescatori che, intorno ai primi Anni Cinquanta, avrebbe soggiornato ad Acciaroli, nel salernitano, il romanziere americano, Ernest Hemingway, e che qui avrebbe scritto “Il vecchio e il mare”...

Raccontano i vecchi pescatori che, intorno ai primi Anni Cinquanta, avrebbe soggiornato ad Acciaroli, nel salernitano, il romanziere americano, Ernest Hemingway, e che qui avrebbe scritto “Il vecchio e il mare”.

Non si sa per quanto tempo si sia fermato ma qualcuno afferma che sia tornato più volte. E sarebbero state le conversazioni quotidiane con un pescatore del posto, “u viecchiu”, ad aver ispirato la figura del vecchio pescatore cubano Santiago. Sarà  leggenda, ma che un personaggio così illustre abbia soggiornato in Campania e proprio ad Acciaroli c’è chi è pronto a giurarlo.

È una delle storie attorno al Cilento, un'area montuosa della Campania situata in provincia di Salerno, nella zona meridionale della regione, e dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, dove paesaggi incantati incontrano una terra ricca di storia, appunto ma anche di leggenda, di natura e sapori antichi. Sapori che seguono le consuetudini artigiane di una volta e che restituiscono al palato tutti i piatti e i profumi di un territorio benedetto.

E poi, uno dei mari più belli della nostra Penisola, una striscia d’azzurro tra il Golfo di Salerno e il Golfo di Policastro, che dalle vestigia di Paestum arriva a Marina di Camerota, passando per Agropoli, Marina di Castellabate, Acciaroli, Pioppi e Capo Palinuro.

In quest’angolo di Campania, dopo le vestigia di Paestum, antica città della Magna Grecia, e prima del mitico Capo Palinuro, sopravvive un Paradiso di mare e di terra, incastonato tra baie sabbiose e superbe falesie, disegnate dal Mar Tirreno e dal vento che qui ha creato alcuni tra i più disastrosi naufragi dell’antichità.

Qui nel giro di un centinaio di chilometri si passa da coinvolgenti località mondane alla quiete irreale delle cale più nascoste, e poi, incuneati tra i declivi collinari del magnifico Monte Stella, tanti piccoli borghi, autentici tesori paesaggistici, che parlano al visitatore di storie antiche, miti, leggende, custodi di antichi sapori.

Questo è il mare del mito, quello di Ulisse che fugge, legato all’albero di maestra dal canto ammaliante delle sirene dell’isoletta di Licosa, nei pressi di Castellabate: racconta la leggenda, infatti, che la ninfa Leucosia si gettò dalla rupe della costa per non essere riuscita e sedurre Ulisse e i suoi compagni di viaggio. E il suo corpo avrebbe preso le sembianze di uno scoglio. E anche di Enea e del suo audace nocchiero Palinuro, sepolto in questa terra che evoca suggestioni e fantasie antiche. E si potrebbe continuare…

Ma anche la storia ha lasciato le sue tracce: questa è la terra dove gli Achei, antica popolazione ellenica, fondarono, nel VII sec. a.C., Posidonia, la Paestum romana e i Focesi, altro popolo ellenico che per sfuggire alla tirannide e riconquistare la libertà, fondarono Elea, la romana Velia, antica polis della Magna Grecia, situata nel territorio di Ascea, patria di Zenone, l’inventore della dialettica.

Mitologia e storia si intrecciano tra l’antica Paestum e quella meraviglia della natura che è il Golfo di Policastro, che guarda un’altra bellezza, Maratea, un lembo di Basilicata che si affaccia orgogliosa e semplice su questo mare trasparente (foto che segue).

Cilento, un territorio che custodisce preziose testimonianze delle antiche civiltà greca e romana, ma che presenta una grande varietà di paesaggi naturali, tra mare e montagna e una eccezionale biodiversità tra flora e fauna. Qui sopravvive un paradiso di mare e di terra, nascosto tra baie sabbiose e superbe falesie alte fino a 60 metri a strapiombo, disegnate dal mare e dal vento.

Le sue coste rocciose e frastagliate creano insenature, baie e grotte a dir poco suggestive, con spiagge di sabbia e calette rocciose. Sul litorale si affacciano borghi marinari pittoreschi e paesini arrampicati sulle rocce picco sul mare. Qui è facile passare da coinvolgenti località mondane alla quiete irreale delle cale più nascoste, e poi, incuneati tra i declivi collinari del magnifico Monte Stella, tanti piccoli borghi, ancora autentici, che parlano al visitatore di storie antiche, miti e leggende.

La costa è sinonimo di mare pulito, piacevolmente combinato alla scenografia di un paesaggio, in molti tratti, ancora primordiale. Se giri lo sguardo verso la collina ti ritrovi un paesaggio dipinto dalla macchia mediterranea: ginestra, pini d’Aleppo, ma anche ginepro, mirto, agavi e fichi d’India,  viti e ulivi secolari, è la razza “pisciottana”, importata – si dice – dal Libano. Sui fianchi di qualche monte, persino la lavanda. Faggi e castagni si presentano rigogliosi sopra i 700 metri.

Borghi caratteristici ormai sono meta di quel turismo alternativo cosiddetto di “charme, fatto di percorsi culturali di qualità che si snodano tra residenze storiche e bellezze paesaggistiche; piccoli gioielli immersi nel passato. E in qualche museo contadino un antico frantoio del 1500, vecchie macine permettono di ricercare l’identità perduta, di testimoniare oggetti, segni e simboli della cultura popolare e della vita dei campi.

La scarsa urbanizzazione prima e, di seguito, l’istituzione, nel 1991, del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, riconosciuto, nel 1998, Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, hanno consentito a questo territorio di mantenere un apprezzabile livello naturalistico del paesaggio..

All’interno del Parco troviamo suggestivi paesaggi montani, paesini arrampicati su costoni rocciosi, borghi storici quasi abbandonati, boschi, sentieri, fiumi e cascate. Un territorio con una eccezionale varietà di flora e fauna, dove a pochi chilometri dal mare ci si ritrova in un tipico ambiente montano.

Emergenze di valore naturalistico pressoché uniche, unitamente a siti archeologici importanti (Paestum, Velia) e beni monumentali (Certosa di Padula) di rilevanza internazionale, fanno si che tutto il territorio offra agli occhi di chi lo visita un raro spettacolo della natura e uno spaccato di storia e di bellezza  che non è semplice incontrare, così racchiuso.

Partiamo proprio da una meraviglia imperdibile, per inoltrarci in un tour che regala emozioni di ogni genere. Un’area archeologica stupefacente, una concentrazione di arte, di storia e di cultura incredibili. Siamo affacciati sul Golfo di Salerno, nei pressi della foce del fiume Sele, qui sorge l’antica Paestum. La grandezza del sito sta nei suoi tre imponenti templi dorici giunti a noi quasi integri: il Tempio di Hera detto Basilica, il più antico, il Tempio di Nettuno o Poseidone, il più grande e meglio conservato e il Tempio dedicato alla Dea Atena. Lungo la Via Sacra c’è la possibilità di vedere il Foro romano e l’Anfiteatro. Da visitare il Museo Archeologico Nazionale custode di varie meraviglie e preziosi pezzi da ammirare tra cui la Tomba del Tuffatore.

E da qui un grande volo di gabbiano sopra le scogliere del mito, liberi e felici, intrisi di salsedine e una gioia che ti assale e non ti lascia e inondato da questi profumi mediterranei che ti restano addosso fino al prossimo tuffo nel mare degli Dei.

Scorgi Agropoli (Akropolis per i Bizantini), la “Porta del Cilento”, alta sul promontorio, a picco sul mare, affascinante e protetta tra le sue mura. Un tuffo sulla spiaggia infinita e turchese di Trentova e una visita alla pittoresca parte alta. “Benvenuti al Sud”, recita l’insegna turistica prima di giungere a Castellabate, antico borgo medievale che ha mantenuto nel tempo fascino e aspetto marinaro, tra vicoli suggestivi e scalinate nella parte alta e atmosfere di pescatori e tempo antico tra le sabbie bionde di Santa Maria, il paese a mare (prima foto).

A poca distanza il gabbiano sorvola Pollica, borgo dalla storia millenaria, con i suoi incantati paesaggi sul mare, tra il golfo di Elea e Palinuro. E allora portiamoci ad  Acciaroli, due torri difensive sorvegliano una soffice spiaggia di sabbia, dove tra luglio e settembre è un tripudio di gigli marini. E poi a Pioppi, con il Museo del mare che offre la possibilità di una suggestiva visita alle vasche che riproducono l’affascinante vita del mare, dei pesci e delle piante. Due borghi che meritano, da tempo, la Bandiera blu d’Europa, alto riconoscimento legato alla qualità del mare ed all’offerta turistica.

E si arriva a Palinuro, dove dirupi rocciosi si susseguono l’uno dopo l’altro, con scorci di rara e selvaggia suggestione. Una bellezza maestosa a tratti conturbante, quel promontorio. Pittoresche casette, in stile mediterraneo, poi vecchi ruderi, quindi il Capo.  Alto un centinaio di metri sul mare, con tante punte, sul quale volteggiano festosi uccelli marini, battuto dai venti, in inverno, ma che conserva gelosamente la Cala del Buon Dormire, che la fantasia popolare vuole sia stata dimora delle Sirene. Soggiornare a Palinuro equivale non solo a vivere in un paesaggio che la rigogliosa vegetazione fa apparire tropicale, ma anche ritrovare miti antichissimi (foto che segue).

Marina di Camerota conserva uno dei paesaggi più selvaggi e affascinanti: un azzurro d’altri tempi, con spiagge affiancate da torri saracene e grotte, molte delle quali raggiungibili solo via mare: Punta degli Infreschi, incastonata tra le rocce, custodisce un’insenatura che è un vero e proprio gioiello.

Dopo il viaggio nella Natura e nel Mito si finisce nella Storia. A Velia (Elea per i Greci) antica città ellenica fondata nel V secolo a.C., un tempo meta di soggiorno molto cara a Cicerone e Orazio. L’area archeologica degli scavi è un pezzo di Magna Grecia che rivive in mezzo ai ruderi, uno scenario suggestivo che si apre tra le bellezze naturalistiche e paesaggistiche da un lato e un mare da favola, quello di Ascea, dall’altra.

E ora volete visitare uno dei complessi monastici più grandi del mondo? Allora, lasciate questa meraviglia e andate a scoprire il silenzio e la grandiosità di una trascorsa potenza.   

È la Certosa di Padula, il più imponente d’Italia, forse d’Europa, per ricchezza architettonica e maestosità di spazi. Fondata nel 1306, aspetta la vostra visita.

Ma torniamo sulla costa: voglio approfondire della pesca delle alici di menaica, Presidio Slow Food. E con chi se non con un anziano pescatore del luogo. Mi racconta incredibili storie di pesca che ascolto con curiosità e piacevolezza. A Marina di Pisciotta, a due passi da Capo Palinuro, guardando il mare, mi fa capire il forte legame tra l’uomo e il mare, l’amore che muove il pescatore e la simbiosi che si genera tra i due. È una conversazione che mi fa riflettere su un lavoro faticoso e difficile. Una pesca sostenibile perché le maglie della rete (menaica, appunto) catturano solo pesci grandi. Si pesca tra la primavera e l’estate, col mare calmo, e la lavorazione avviene già in barca, poi la salatura e si lasciano maturare per tre mesi.

Le ricette? Ammollicate, al sugo con gli spaghetti, inchiappate col formaggio caprino e uova, aglio e prezzemolo, crude con olio e limone. Potete mangiarle a bordo di qualche barca, appena pescate, col pescatore che si trasforma in abile cuoco.

Nelle osterie e nelle trattorie locali si respira tutto il profumo di questa terra ed è una grande soddisfazione sperimentare quanto profondo e vario sia il patrimonio del gusto. Così, ecco la mozzarella di bufala, la mortedda, il formaggio fatto col latte di bufala conservato nel mirto, il caciocavallo, il carciofo tondo di Paestum, la soppressata di Gioi, la cacioricotta, le olive ammaccate, le alici di menaica, i ceci di Ciceriale, i fagioli di Controne, la cipolla di Vatolla, erbe spontanee e spezie, i fichi bianchi Dop, che assieme all’olio Dop contribuiscono a caratterizzare il paesaggio rurale del Cilento, simbolo della civiltà contadina locale.

E a proposito di prodotti della gastronomia cilentana, un americano importante, il professor Ancel Keys, affascinato dalle abitudini alimentari della popolazione del Cilento, ha scelto questa terra meravigliosa, in particolare il piccolo borgo marinaro di Pioppi, per studiare i rapporti tra l’alimentazione meridionale e le malattie cardiovascolari. Negli anni ’60 lo studioso volle fermarsi qui, costruì una casa, prese in cura un orto, una vigna e un uliveto, sufficienti per le esigenze della famiglia. Fu così che mise a punto quella che oggi è nota a tutto il mondo come Dieta Mediterranea, ovvero la propensione verso cibi a base di olio di oliva, pesce azzurro, ricca di carboidrati, verdure e legumi.  E dal 2010 l’UNESCO ha inserito la Dieta nella Lista dei Patrimoni Culturali Immateriali dell’Umanità.

Ma quando davanti a te si presenta il Golfo di Policastro e la sua infinita bellezza, vuol dire che sei nell’ultimo lembo della Costa del Cilento, dietro alle ultime rocce di Marina Camerota e a qualche miglio marino della Costa degli Infreschi e la sua affascinante baia.

Ti fai tentare di raggiungere Maratea, incastonata tra la Campania e la Calabria, in quell’unico lembo di costa che appartiene alla Basilicata e che si affaccia sul Golfo. Attratto da quella statua bianca (21 metri di altezza) che sorveglia il Paradiso, il Redentore (nella foto che segue), percorro la strada costiera, una serie di curve sopra un azzurro d’altri tempi che ti svela trasparenze e insenature segrete raggiungibili solo con la barca. Qua e là qualche antica baronia si lascia sfiorare dalle onde e grappoli di case resistono sugli scogli, tra i profumi della macchia.

Ci troviamo in uno dei litorali più splendenti dell’Italia meridionale, risaliamo il monte e raggiungiamo il centro storico.

La “dea del mare” si manifesta silenziosa, elegante, intima, piena di deliziose botteghe e di ristorantini accoglienti, attorniata da boschi di faggi, di cerri e di castagni. D’altronde, qui, si vive cent’anni, protetti da San Biagio, il Patrono, a cui i marateoti sono fortemente legati: “il merito di tutto questo va a San Biagio”, continuano a ripetere.

L’ultimo suggerimento è che per godere appieno di tutta l’eterna bellezza, occorre portarsi sù in cima al monte, dove sorgeva Maratea Vecchia: qualche viadotto sospeso e andate a trovare il Redentore, che con la sua apertura di braccia di 19 metri vi accoglierà tutti e vi farà scoprire da lassù che la Bellezza esiste, ma bisogna andare a cercarla.

Reportage di ANDREA DI BELLA