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Carmelo Bottazzi di Pozzolo Formigaro, trasformò il deserto patagonico in una terra produttiva

Sabato, 11 Apr 2020 - 0 Commenti

Fu nominato agente consolare d’Itala in Patagonia e nel 1888 contrasse matrimonio con Donna Isabel Rial; alla morte del suocero ebbe in gerenza l’estancia “San Josè” situata a 13 leghe da Carmen de Patagones, sulla costa dell’Atlantico.

Riprende la collaborazione con lo storico e giornalista Giancarlo Libert, autore di numerosi volumi dedicati all’emigrazione piemontese nel mondo che illustrerà, tratte dai suoi libri, storie di emigranti nei diversi Paesi. 

Biografie di piemontesi che hanno saputo mantenere un legame con la terra di origine.

Il direttore

 

Carmelo Bottazzi, nato a Pozzolo Formigaro, nell'alessandrino, frequentò molto giovane l’istituto navale da cui uscì con il titolo di macchinista navale.

Durante il servizio militare entrò nella marina da guerra italiana; quando la nave naufragò giunse  davanti a Mar del Plata, in Argentina; a nuoto o su una scialuppa Bottazzi e gli altri marinai guadagnarono la costa e si rifugiarono presso l’estancia “Los Cobos”.

I padroni dell’azienda raccomandarono i marinai ed essi poterono così entrare nell’Armata Nazionale Argentina.

Bottazzi fece parte della commissione che doveva recarsi a Liveropool in Inghilterra con l’incarico di controllare la costruzione di tre vaporetti destinati alla Squadra nazionale del Rio Negro con sede a Carmen de Patagones; trascorsi tre anni essi ritornarono con i tre vaporetti.

Poiché era rimasto senza incarichi particolari Bottazzi installò per suo conto una carpenteria meccanica, ma successivamente si occupò anche della vendita di frutta e acquistò una chacra (cascina) al largo del Rio oggi denominato Laguna Grande.

Fu nominato agente consolare d’Itala in Patagonia e nel 1888 contrasse matrimonio con Donna Isabel Rial; alla morte del suocero ebbe in gerenza l’estancia “San Josè” situata a 13 leghe da Carmen de Patagones, sulla costa dell’Atlantico.

Qui iniziò la tappa più importante e fruttuosa della sua vita: decise di dedicarsi all’attività agricola.

L’estancia “San Josè” divenne uno stabilimento di sperimentazione, seminò grano, avena e orzo, piantò vigneti trasformando quella zona desertica. il viaggiatore che percorreva quelle zone poteva ora vedere montagne di eucaliptus, pioppi, alberi da frutta intervallati da coltivazioni di ortaggi. Il deserto patagonico, grazie ad un piemontese, si era trasformato in una terra produttiva.

Sorprendente era l’esistenza di un grande vigneto formato secondo le regole della vitivinicoltura dell’epoca; era incredibile vedere sorgere da questa terra così vicina al mare, melmosa e apparentemente sterile, tanta ricchezza. Quel vigneto produceva il Petit verdot, Cabernet (60.000 piante), Pinot, Sauvignon, Malbec (30.000 piante).

Bottazzi con l’aiuto dell’enologo italiano Pietro Boffa, installò una bodega a Carmen de Patagones, utilizzando l’uva della propria azienda trasportata sia su carri di proprietà tirati da muli sia da altri carri non di proprietà. Nel 1910 produsse più di 1.500 botti di vino.

 

(dal volume dell’autore Alessandrini nella Pampa, Chivasso 2015)