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A Banfi il Premio Gavi La Buona Italia 2021

Scritto da Andrea Di Bella Sabato, 10 Lug 2021 - 0 Commenti

Menzione Speciale a Umani Ronchi e ai Consorzi Valcalepio e Montefalco.

Il Consorzio Tutela del Gavi riconosce la reattività, la creatività e l'inclusività messe in campo da Cantine vitivinicole e Consorzi di Tutela del vino, durante la pandemia. Coraggio ed intuizione, come volano di cambiamento. Le novità del Rapporto "Il vino 2021: one year after" a cura dello IULM Wine Institute.

Assegnato a Gavi, in presenza presso la Cantina La Raia ed in diretta streaming su Facebook, il Premio Gavi La Buona Italia 2021- organizzato dal Consorzio Tutela del Gavi.

È Banfi, cantina storica del Brunello di Montalcino, a vincere l’edizione n.7 per aver continuato a puntare sul binomio vino e cultura non rinunciando ad organizzare la 23a edizione di Jazz & Wine, appuntamento cult, ma modificandone l'assetto per poterlo svolgere in presenza e che è anche diventato una playlist su Spotify.

Premiati l’accordo con Unicredit e Banfi per l’accesso alla liquidità dei propri fornitori e Il Banfi Brunello Ambassador Club, che accoglie chi ha contributo - uomini, donne e aziende della ristorazione, della somministrazione e della vendita - a rendere grande il Brunello. (Nella foto Antonio Massucco - Banfi riceve il premio dal presidente Maurizio Montobbio)

Umani Ronchi, Consorzio Tutela Valcalepio e Consorzio Montefalco premiati con la Menzione Speciale del Premio Gavi La Buona Italia 2021 per aver saputo gestire, con azioni inclusive e di lungo respiro che vanno oltre l'emergenza, la crisi innescata dal Covid19. (Nella foto i premiati e il presidente Montobbio)

Crisi che si è abbattuta come una scure sulle vendite del vino, con un invenduto stimato di 220 milioni di bottiglie per un calo medio del fatturato del 30%, ma che i vincitori del Premio Gavi hanno affrontato pensando al prodotto non solo in termini commerciali, ma quale frutto di un sistema più complesso che, al pari e con il vino, aveva bisogno di essere sostenuto con forza nella sua complessità, ovvero quell'insieme di "ingredienti" - persone, natura, tradizioni, cultura, imprenditoria locale - che rende unico il vino di ogni territorio.

La reattività, la creatività e l'inclusività delle azioni messe in campo da Cantine vitivinicole e Consorzi di Tutela del vino sono ciò che la 7a edizione del Premio Gavi la Buona Italia ha indagato, con l'obiettivo di individuare quelle soluzioni che, per efficacia, applicabilità e flessibilità, rimarranno validi ed efficaci strumenti di comunicazione e promozione nella "nuova normalità" che anche il comparto vitivinicolo si appresta a vivere.

Quelle dei premiati sono storie di coraggio ed intuizione a dimostrazione che la crisi si è rivelata anche un volano di cambiamento. Ad esempio con le sinergie "di vicinato" o "di attinenza" attivate tra cantine, consorzi e ristoratori: In un momento dove il pubblico non si può spostare, il vino si propone con offerte da fruire a casa insieme ad altre realtà gastronomiche locali, a tutto vantaggio del territorio nella sua complessità; oppure i Consorzi che si sono trasformati in "editori", dando voce ai loro produttori e al loro territorio attraverso podcast e serie web tv con una programmazione continuativa di medio/lungo termine. C’è chi ha lasciato che il vino si contaminasse con l’arte, la musica, lo spettacolo – mettendo insieme settori colpiti profondamente dalla pandemia - e chi ha ritrovato il gusto, appena è stato possibile, di eventi “intimi”, abbandonando il concetto di “bagno di folla” e regalando piccole esperienze per pochi, in cui ritrovare il lusso del vero confronto.

La digitalizzazione è stata senza dubbio la grande protagonista nella risposta degli operatori del settore alle difficoltà con cui si sono dovuti confrontare. Le iniziative digitali hanno riguardato attività di marketing, di comunicazione e di vendita tanto verso il trade, quanto verso i consumatori finali: aziende e consorzi hanno intensificato - e in parte introdotto - attività di comunicazione social, degustazioni e vendita online fino ad arrivare, in alcuni casi, anche all’utilizzo della realtà aumentata per le visite virtuali in cantina. Parola d'ordine: mantenere aperto, possibilmente incrementando le relazioni, il canale con i propri interlocutori.

Lo conferma la ricerca, commissionata dal Consorzio Tutela del Gavi, IL VINO 2021: ONE YEAR AFTER" condotta dallo IULM Wine Institute - IWI in collaborazione con l'Unione Italiana Vini - UIV, Il Corriere Vinicolo e Wine News e curata dal Prof.  Massimiliano Bruni, che rileva però tanto tatticismo e poca strategia. Ovvero se la grande maggioranza del campione intervistato, tra cantine e consorzi, ha prontamente risposto alla crisi innescata dalla pandemia attivando iniziative su canali finora marginalmente utilizzati, è vero che molte di queste iniziative sono state "spot", senza una regia armonizzata.

Dall'analisi dei progetti e delle iniziative attivati dalle Cantine e dai Consorzi oggetto della ricerca - rilevate attraverso un mix tra survey quantitativa e review del posizionamento digitale - emerge chiaramente come le strategie di comunicazione e di marketing siano cambiate in maniera sostanziale, sperabilmente in maniera duratura e strutturale.

È stato sicuramente il prodotto, infatti, il protagonista delle attività di comunicazione e promozione sia delle Cantine che dei Consorzi, attraverso una rimodulazione tattica del media mix di comunicazione. Serve ora una pianificazione strategica di lungo periodo. E approfondire l’analisi anche di nuovi canali digitali, come Pinterest, WeChat e TikTok, dove c’è ampio spazio di sviluppo (non sono mai stati utilizzati rispettivamente dal 74%, dal 71% e dall’88% degli intervistati) intercettando nuove platee.

Commenta Bruni, Direttore IWI: “Risulta evidente come nelle Aziende e nei Consorzi di promozione e tutela vi sia la convinzione di aver appreso esperienze nuove e di aver sviluppato competenze utili, così come si è affermata la volontà di portare avanti queste azioni e attività anche nel medio lungo periodo". "Anche alla luce del fatto che - aggiunge Luigi Bersano, Consigliere Nazionale di Unione Italiana Vini - il costo di gestione delle attività online è risultato spesso inferiore a quello delle attività fisiche, oltre ad avere un potenziale di diffusione e di contatto assai maggiore".

Quel che è certo è che le iniziative intraprese come necessaria risposta imposta dall’emergenza sono state per la totalità degli intervistati occasione di riflessione su nuove modalità di relazione e di ingaggio dei clienti e dei consumatori.

"Al termine di questa drammatica emergenza si riaffermerà prepotente la voglia di convivialità e di gratificazione che sono alla base del successo del vino italiano - commenta Riccardo Ricci Curbastro, Presidente FEDERDOC. Allo stesso tempo, però, ci troveremo di fronte a cambiamenti strutturali che richiederanno risposte strategiche, la cui attuazione potrà beneficiare di quanto sperimentato e appreso in questi difficili mesi".

Le tecnologie digitali offrono opportunità straordinarie, alle quali il mondo del vino ha guardato con maggiore diffidenza e reticenza rispetto ad altri settori, proprio per la natura conviviale ed esperienziale propria del vino. Ma la comodità degli acquisti online, una maggiore possibilità di scelta, un effettivo risparmio e l'immediatezza, attraverso specifiche app, della ricezione degli ordini sono elementi apprezzati dai consumatori - segnando un +27% di italiani che hanno acquistato vino online - di cui si dovrà tenere conto.

"Quanto messo in atto dal nostro settore negli ultimi mesi rappresenta un primo importante passo - conclude Maurizio Montobbio, Presidente del Consorzio Tutela del Gavi - ma anche un segnale incoraggiante per guardare a esempi di successo dai quali trarre apprendimento e ispirazione, così come messo in evidenza dalla 7a edizione del PREMIO GAVI LA BUONA ITALIA".          

                                                                                  Andrea Di Bella
 


Vedi anche https://langheroeromonferrato.net/il-premio-gavi-la-buona-italia-2021-interroga-il-futuro-del-vino-post-covid