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A 60 anni dal primo uomo nello spazio oggi si punta su un altro Sputnik (VIDEO)

Lunedì, 12 Apr 2021 - 0 Commenti

Oggi, la Russia, è orientata a puntare, in chiave geopolitica, su un altro Sputnik, uno dei suoi tre vaccini di Stato contro il Covid per i quali Mosca ha investito una quantità enorme di denaro, per la ricerca, la commercializzazione e la distribuzione.

Dall’oblò contemplo la Terra, la visibilità è buona, la visibilità è buona… una certa zona è ricoperta di nubi. Vi sento molto bene. Lo sgancio dell’involucro protettivo è riuscito. Tutto funziona alla perfezione. Il morale è eccellente”.

Sono le prime parole che Jurij Gagarin pronunciò 60 anni fa, a bordo della “Vostok”, durante il primo volo dell’uomo attorno alla terra.

E sbirciando fuori dall’oblò: “Il cielo è molto, molto scuro e la Terra è blu… che meraviglia. È bellissima, senza frontiere né confini. Si scorge tutto molto nitidamente. Senza peso è meraviglioso”.

Era la mattina del 12 aprile 1961 e il mondo era in trepidante attesa del primo volo dell’uomo nello spazio, tutti col fiato sospeso, in attesa che il cosmonauta tornasse felicemente a terra.

Tutti, tranne lui, il ventisettenne Jurij, maggiore dell’Aeronautica sovietica: sveglia, ginnastica e colazione a base di caffè, marmellata di ribes nero e patè di carne in tubetto. Ultima visita di controllo: nessun segnale di nervosismo né di agitazione. Valori ottimali. L’equipe medica è soddisfatta.

Tuta spaziale arancione, berretto nero da aviatore, casco con la scritta rossa a mano CCCP. E via verso la navicella bianca piena di combustibile esplosivo, che lo attende in mezzo alla steppa kazaka, desolata e brulla. Prima di lui, topi, conigli, cani e cavie erano saliti a bordo, ma mai un essere umano.

Probabilità di sopravvivenza calcolata meno del cinquanta per cento. Prima del volo umano si erano realizzate sette missioni di prova, di cui quattro andate male (guasti al motore, esplosioni, cadute a terra). Il rischio c’è ed è alto. L’incognita riguarda anche le reazioni psicologico-cognitive dell’uomo, non abituato all’assenza di peso.

Ma Gagarin è fiducioso. “Tutti per uno, uno per tutti”, ripete. A bordo trova l’apparecchiatura necessaria: tre trasmittenti, un impianto televisivo per le comunicazioni con la Terra, sistemi per la misurazione delle condizioni fisiologiche del pilota, strumenti per monitorare le condizioni spaziali fuori dal veicolo, cibo e ossigeno. Anche una pistola! La versione ufficiale è che gli possa servire dopo l’atterraggio, per affrontare eventuali animali selvatici.

Ore 9.07 locali: si accendono i motori. Il Progettista Capo, l’ingegnere missilistico Sergeij Korolёv si trova nella stazione di controllo, in un bunker sotterraneo al riparo di eventuali esplosioni. È molto agitato.

Dalla navicella, la voce di Gagarin si mescola col rombo dei motori, sembra arrivare da un altro mondo, fuori fuoco e fiamme. “Sto bene, l’umore è buono. Tutto nella norma. Arrivederci cari amici, a presto”.

Tutti noi le auguriamo buon volo. Qui è tutto a posto”, ribatte Korolёv dalla sala di controllo.
“Pojechali (Andiamo)!”.

Dalle bocche del motore spuntano fiamme lunghissime centinaia di metri. Un colpo violento verso l’alto e, dentro la navicella, il corpo di Gagarin viene schiacciato contro il sedile. La Vostok sta portando il primo uomo fuori dall’atmosfera, nello spazio. Oggi è un appuntamento importante con la storia.

Dopo un’ora, 48 minuti e un decimo di secondo, dopo aver volato ad una distanza massima dalla superficie terrestre di 302 Km e ad una velocità di 27.400 chilometri all’ora, alle 10.55 l’astronave atterra regolarmente. La conquista dello spazio è partita. Siamo solo agli inizi, assisteremo alla conquista della luna e ad altre magnifiche esperienze extraterrestri.

Da quel momento, oltre ai Santi, agli artisti, ai politici e ai condottieri, agli inventori, verranno consegnati alla storia scienziati e ingegneri che hanno imparato a riversare nelle imprese tecnologiche la loro sete di conquista.

Dopo 60 anni, il mondo della scienza guarda sempre più avanti, ancora più lontano: si sta progettando una stazione spaziale nell’orbita lunare, Gateway, con una finestra panoramica per osservare la Luna, la Terra e lo Spazio profondo.

Intanto si guarda a Marte e alla possibilità di aprire lì, un giorno, basi destinate ad ospitare missioni umane e, in seguito, colonie di uomini.

Il volo di Gagarin ha aperto nuove pagine meravigliose nella storia dell’Uomo, ed era chiaro sin dall’inizio che quella strada avrebbe portato molto lontano.

Enorme è la ripercussione che l’esplorazione dello spazio abbia avuto sulla scienza, la tecnologia e la stessa vita quotidiana sulla Terra. Le ricadute delle attività spaziali sono diventate tangibili, al punto da far nascere la cosiddetta New Space Economy.

Il Mondo è diventato più piccolo, l’Uomo infinitamente più grande. L’Uomo ha rubato il cielo agli Dei per ridarlo agli uomini.

Negli ultimi anni,  la ricerca russa è impegnata assieme alla Cina a nuove imprese nello spazio, ma questo è molto oneroso dal punto di vista economico. Oggi, la Russia, è orientata a puntare, in chiave geopolitica, su un altro Sputnik, uno dei suoi tre vaccini di Stato contro il Covid, per i quali Mosca ha investito una quantità enorme di denaro, per la ricerca, la commercializzazione e la distribuzione.

Ma questa è un’altra storia, anche se, e non è un caso, prende il nome dal primo satellite artificiale della storia mandato in orbita intorno alla Terra che segnò la prima clamorosa vittoria di Mosca sugli Americani nella conquista dello spazio.

Pojechali!                                                                                  

Andrea Di Bella